venerdì 23 gennaio 2015

EVELYNE LAUBE E IT'S RAINING ELEPHANTS CON TRANSBOOK A BOLOGNA PER ART CITY 2015

Due giovanissime illustratrici svizzere, si incontrano alla scuola di design e illustrazione Hochschule Design & Kunst HSLU di Lucerna e fondano assieme nel 2008 uno studio a Berlino, It’s Raining Elephants.


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011
(particolare)


Sono Evelyne Laube e Nina Wehrle, che oggi fanno parte della scena più interessante e originale dell’illustrazione contemporanea portando avanti un lavoro che cerca di spingere sempre oltre l’orizzonte dell’illustrazione, vincitrici di numerosi premi internazionali, fra cui il “Grand Prix BIB” at International Biennial of Illustrations di Bratislava nel 2013, il prestigioso “International price of illustration”, alla Bologna Children’s Book Fair nel 2012  (qui e qui in Gavroche) e il “CJ Picture Book Award”, in Corea nel 2011.


«Laube e Wehrle mescolano design, creazione e fabbricazione artigianale di libri d’artista, installazioni e performance, ceramica e teatro a una rigorosa e attentissima disciplina del disegno. Il loro segno sa essere minuzioso e descrittivo, ma al tempo stesso costruire forme astratte ed essenziali, in un continuo dialogo e gioco di citazioni con la storia dell’arte e dell’immagine.»


Di questa esperienza e di un lavoro, Evelyne Laube ha parlato questa mattina, in occasione di Art City 2015, in una Lectio Magistralis  presso l’Accademia Belle Arti di Bologna, a cura di Hamelin Associazione Culturale in collaborazione con Accademia di Belle Arti di BolognaQuartiere San Vitale.

Due brevi noti biografiche su di lei:

Evelyne Laube è nata nel 1982 a Lengnau in Svizzera. Dopo avere frequentato un anno all’Accademia di Belle Arti di Zurigo, si laurea in Arte e Design con la specializzazione in Illustrazione all’università HSLU di Lucerna. Per un anno studia all’Accademia di Belle Arti AVU di Praga e nel 2009 segue tirocinio al Print workshop della BBK Berlino. Da 2008 è illustratrice freelance. Ha co-fondato con Nina Wehrle il duo d’illustrazione It’s Raining Elephants, vincitore di numerosi premi internazionali, fra cui il Grand Prix BIB at International Biennial of Illustrations di Bratislava nel 2013, il prestigioso International price of illustration, alla Bologna Children’s Book Fair nel 2012 e il CJ Picture Book Award, in Corea nel 2011. Vive e lavora tra Berlino e Lengnau.




Nei giorni di sabato 24 e domenica 25 gennaio Evelyne terrà anche un workshop - "Gioca ancora – ripetizione e variazioni con i timbri – Workshop di Evelyn Laube" - della durata di 12 ore rivolto a giovani artisti presso lo spazio Z 15.

L’invito di Evelyne Laube fa parte delle azioni di mobilità previste dal progetto TRANSBOOK. Children’s Literature on the move, un progetto Europa Creativa 2014/2020 coordinato da Salon du livre et de la presse jeunesse (Francia) in partenariato con Europäische Kinder-und Jugendbuchmesse Saarbrücken (Germania),Tantàgora (Spagna), Arts Basics for Children (Belgio), Nobrow Ltd (UK), Literárne informačné centrum (Slovacchia), Hamelin Associazione Culturale (Italia).


Lo scopo di TRANSBOOK è confrontarsi con i profondi cambiamenti del mondo economico che stanno coinvolgendo anche l'editoria per ragazzi, la globalizzazione e digitalizzazione,
e di trasformare questi cambiamenti in opportunità creative e di innovazione, convinti che un libro, e i suoi autori, non possono più limitarsi a operare dentro i confini di un solo Paese. Questo progetto di cooperazione europea riunisce sette partner che si propongono di aiutare i professionisti del libro a trarre pieno vantaggio dai cambiamenti in corso, da un punto di vista economico e creativo, di sostenere gli operatori del settore e di incoraggiarli a creare nuovi modelli di business e nuove modalità di creative, di accelerare le carriere di appropriarsi pratiche innovative... in una parola: un aiuto concreto alla migliore letteratura per ragazzi per conquistare il nuovo secolo.


PRINCIPALI EVENTI TRANSBOOK 2014/2015:
20-23 NOVEMBRE 2014: BILBOLBUL (BOLOGNA, ITALIA)
26 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE, 2014: FIERA DEL LIBRO E YOUTH PRESS (MONTREUIL, FRANCIA)
23-25 ​​GENNAIO 2015: ART CITY EVENT (BOLOGNA, ITALIA)
7, 14, 19-21 FEBBRAIO 2015: FLIC FESTIVAL (MADRID, BARCELLONA, ​​BILBAO, SPAGNA)
30 MARZO - 2 APRILE, 2015: BAMBINI FIERA DEL LIBRO (BOLOGNA, ITALIA)
21 AL 24 MAGGIO 2015: EUROPÄISCHE KINDER UND JUGENDBUCHMESSE (SAARBRÜCKEN, GERMANIA)
20 GiUGNO 2015: ELCAF, EAST LONDON FUMETTI E ARTS FESTIVAL (LONDRA, UK)
1 SET 2015 (PROVVISORIO): XANADU (BOLOGNA, ITALIA)


Evelyne Laube firmerà le copie dei suoi libri questa sera allo spazio ZOO di Bologna e, sempre curata da ZOO e Raum Italic, vi segnalo la mostra di Eleonora Marton WHEN A book of moments I wish I could repeat presso Les Libellules Studio - 24 gennaio - 20 febbraio 2015. Inaugurazione sabato 24 gennaio h 19.00 (ne parla qui Simone Sbarbati su Frizzifrizzi). L'evento è parte di Art City White Night a cui parteciperà anche l'Accademia delle Belle Arti di Bologna che aprirà le porte per mostrare le opere dei suoi studenti.



Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011
(particolare)


La sala dell'Accademia questa mattina era gremita e piena di attesa per l'inizio della Lectio Magistralis che di lì a poco avrebbe visto Evelyne Laube, affiancata e sostenuta da Ilaria Tontardini, raccontare quella che è ritenuta una delle esperienze e delle collaborazioni artistiche del mondo dell'illustrazione più interessanti e felicemente condivise degli ultimi anni.

Evelyne Laube e Nina Wehrle, introduce Ilaria Tontardini, sono state chiamate per un progetto che dovrà documentare i giorni di Art City poiché la declinazione del loro disegnare è in stretta relazione al contemporaneo, come contenuto e come segno è in relazione con ciò che accade intorno. Nella loro esperienza artistica hanno partecipato in Germania a diversi progetti dove illustratori vengono invitati a eventi e rappresentazione per poi disegnare, di quei momenti, il racconto per immagini (uno di questi è "Leave a note", dove Evelyne e Nina facevano parte di un gruppo di 7 illustratori chiamati da una scuola di danza a documentare un'intera giornata di attività al suo interno).

Pochi istanti dopo, Evelyne prende la parola per iniziare il suo racconto dal principio, la nascita di It's raining elephants.

Quella che vi riporto di seguito è la trascrizione della Lectio Magistralis, non perfetta ma il più possibile fedele... insieme a una raccolta di immagini... per chi non ha potuto, ma avrebbe voluto, parteciparvi.


Evelyne Laube - Per me è strano essere qui da sola, senza Nina. Inizierò con il parlare di come è nato il nostro duo, perché disegnare insieme è una cosa non usale. Quando entrambe abbiamo finito la scuola di Lucerna ci siamo trovate a non avere più un luogo dove poter creare. Per questo tornavamo sempre là, nella scuola, per avere ancora un posto dove lavorare. Erano giorni in cui pioveva in continuazione e fortissimo. La pioggia cadeva così forte sui vetri delle finestre che sembrava scendessero grandi corpi. Gli elefanti del nostro nome sono comparsi per caso, così, all'improvviso. Ma non appena abbiamo decisi di inserirli, si sono tramutati in una sorta di catalizzatore. Hanno iniziato a inviarci foto, libri, disegni, materiali che contenevano figure di elefanti da tutte le parti. A quel punto ci siamo messe noi stesse a collezionare materiali, a cercare la loro raffigurazione in ogni occasione. 
Queste siamo io e Nina ad Amburgo. Quando lavoriamo insieme dobbiamo tirare fuori le idee dal naso, dalla testa, dalle orecchie... Abbiamo due teste, quattro occhi, quattro mani, due proboscidi...





Quando una di noi inizia a disegnare, l'altra risponde.

Questa è una cosa molto bella del lavorare in due, perché riuscire a portare fuori dalla testa un'idea e mostrarla all'altra con un disegno è molto importante. L'altra vede, valuta, e se tutto va bene continua.

Ilaria Tontardini - Com'è nato il vostro duo? 

Evelyn Laube - Siamo entrambe svizzere e ci siamo conosciute alla scuola di Lucerna, l'unica scuola di illustrazione della Svizzera, molto molto piccola.

Nessuno degli studenti aveva un atelier, quindi tutti lavoravamo a scuola e insieme, a stretto contatto. Questo ha fatto sì che ciascuno di noi imparasse tanto dagli insegnanti quanto dagli altri studenti.

Subito dopo la scuola, mi sono spostata a Berlino perché avevo un ragazzo della Repubblica Ceca che abitava lì. Dopo poco mi ha raggiunta Nina, a quel punto è stato facile, naturale, iniziare a lavorare insieme. Se da una parte era stato uno shock trovarci fuori dalla scuola, dall'altro trovarci in un ambiente completamente nuovo si rivelò improvvisamente molto stimolante.

Ilaria Tontardini – Puoi parlarci di come è nato il vostro primo libro, Il Diluvio (Die Grosse Flut, SJW, 2011)?

Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011


Evelyn Laube -  Il Diluvio è la storia dell'arca di Noè.

Ci era stato chiesto da questa fondazione, la SJW che produce libri esclusivamente per la scuola, di fare un libro dedicato a questo antico tema.

Il libro ha vinto  l'“International price of illustration”, alla Bologna Children’s Book Fair nel 2012  (qui in Gavroche).


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011



Il riferimento che diede la casa editrice furono i capitoli 6-9 del libro della Genesi dove, appunto, si parla del Diluvio Universale.

La prima cosa che ci colpì di questo racconto è stata la forza arcaica, una cosa che interessava da subito anche alla casa editrice.

All'inizio ci chiedemmo perché e come trovare un nuovo modo per raccontare una storia che era già stata narrata, in tutti i modi possibili, almeno 30000 volte.
Poi, man mano che ci inoltrammo in essa diventò sempre più interessante confrontarci con questo originale tipo di racconto e con ciò che rappresentava.



Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011




Siamo ancora molto soddisfatte di come abbiamo realizzato il libro. È costruito a leporello e offre una doppia modalità di lettura: da una parte una lettura lineare, dove all'immagine corrisponde un testo, dall'altra attraverso dei fogli che dispiegati divengono veri e propri poster, un'ispirazione che ci arrivò da un'idea medioevale, usata per offrire una possibilità di lettura anche agli analfabeti. 



Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011




La dimensione dei poster, il loro formato ampio, si è rivelata essere molto importante per noi. Io disegnavo una parte, Nina un'altra. Quando dovevo aggiungere disegni, le mie immagini, dovevo guardare prima e molto bene cosa aveva già fatto Nina.
Questi disegni sono ricchi di particolari, tra tutte le altre cose sono molto affezionata, mi piace molto, l'uomini che scrive da tutte le parti. In realtà, come vedete, nel disegno nessuno sta realmente lavorando ala costruzione dell'Arca. Tranne gli elefanti. 


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011


Abbiamo deciso di disegnare molto a matita, una tecnica che non usiamo spesso, ma era la tecnica perfetta, a nostro avviso, per dare l'idea di un work in progress, come la stessa della costruzione dell'Arca. Quello che più ci interessava era mettere immagini di studio, di ricerca, accanto ad altre astratte, per creare una certa tensione visiva. Credo che questa tensione tra linguaggio realistico e astratto sia la parte più interessante dell'intero lavoro, come succede nella vita.


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011


Ci sono anche molti scherzi inseriti nelle pagine, come quello dove abbiamo disegnato una volpe che mangia la colomba destinata ad annunciare la fine del diluvio. 


Evelyne Laube e Nina Wehrle, 
Die Grosse Flut, SJW, Zurich, 2011


Qui vi mostro come lavoriamo e abbiamo lavorato in questo caso: prendiamo i fogli A4 che contengono tutti gli schizzi e li mettiamo tutti insieme, uno a fianco dell'altro. 
Se vi chiedessi ora di disegnare l'Arca avreste in mente così tante immagini che avete viste e raccolte senza accorgervene che neanche immaginate. Ve lo chiedo perché questo mi è utile per spiegarvi come io e Nina abbiamo proceduto nella costruzione del libro. 
Il primo step di questo lavoro, per me e Nina, è stato quello di buttare giù tutte queste immagini che affollavano la nostra mente, il nostro Immaginario, appunto. 
Il secondo step è stata la ricerca delle immagini nel mondo dell'arte. Siamo rimaste particolarmente colpite dalle opere medioevali. Avevamo bisogno di suggestioni forti, altrimenti come si può arrivare a disegnare un Noè che ha novecento anni? 
Tra gli artisti che più ci hanno affascinato, c'è senz'altro Bosch.
Ma più di tutti, quello che per noi determinante, è stato Athanasius Kircher (1602-1680). Scienziato, filosofo, matematico, aveva lavorato a molte opere per la Chiesa. Tra gli ultimi suoi lavori, ne trovammo uno proprio dedicato all'Arca. 
Il suo fu un vero e proprio approccio matematico nel dare figura all'Arca, attenzione, questa descrizione numerica, matematica, si trova nella Bibbia: misurava tot, era così costruita... a piani, con questi e questi scomparti... 


Athanasius Kircher, Arca Noë (1675) 
(the Linda Hall Library provides an online version)


Athanasius Kircher, Arca Noë (1675) 
(the Linda Hall Library provides an online version)


Una richiesta che ci era stata fatta anche dalla casa editrice. Nello stesso periodo, per dirvi cosa ci ha influenzato nel corso dell'opera, avvenne il disastroso terremoto di Tokyo. Io e Nina guardammo molte di quelle immagini, molte delle quali sono entrate nella costruzione della nostra storia.   
Inoltre, mentre lavoravamo all'Arca, abbiamo avuto la fortuna di avere ogni giorno una pioggia incessante, una cosa che ha creato un'atmosfera in cui ci siamo calate completamente, che ci ha aiutato moltissimo. Quando vedemmo quell'arcobaleno, fu per noi quasi un miracolo, come quello che dovettero vedere dall'Arca. 
Il terzo step, è stato quello di preparare il Tiny Storyboard, era minuscolo, ma ci serviva per la drammaturgia e per la grafica. Seguito poi da uno molto più grande, fino a quello definitivo. 

Ilaria Tontardini – Evelyne, potresti parlarci del legame che c'è tra le vostre immagini e l'elemento della parola? 
Evelyn Laube – Nel caso di Il Diluvio, abbiamo avuto subito il testo dalla casa editrice. Lo abbiamo letto e riletto tante volte, finché non si è trasformato in un mantra che ci ha permesso di scoprire cose sempre nuove al suo interno. Questa però era una situazione particolare, strana. Non c'era un autore con cui interagire. Il testo cambiava spesso in relazione alle diverse traduzioni della Bibbia. Quello che accomunava le diverse tradizioni era, per nostra fortuna, il mantenimento di una parte criptica nel testo che ci ha offerto molte possibilità artistiche. 
In Guglielmo Tell (¿Quién Es Guillermo Tell?, Ediciones SM, 2013 qui in Gavroche), invece, il rapporto tra testo e immagine e tutta un'altra cosa. Abbiamo cercato e letto molto su Guglielmo Tell, il mito fondatore, l'eroe nazionale svizzero, ma niente ci convinceva fino in fondo. Tutti, a loro modo e in qualche modo, si erano impossessati di Guglielmo Tell, della sua grande figura: la politiche, le aziende, la letteratura, la promozione del territorio... Così abbiamo deciso, io e Nina, di andare a visitare i luoghi del mito. 


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Dunque, chi era, alla fine, Gugliemo Tell? 
Nel libro tutto è in relazione, in stretta relazione: parole e immagini: è un agitatore, un liberatore, un marchio, un mito... (qui potete vedere il working progress del libro).


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Il libro finisce con la domanda: ¿ Un ideal?Se guardate, ognuno nella tavola sta facendo quello che vuole: la donna che griglia affumica quello accanto, il cane fa la cacca e una donna ci finisce sopra. La domanda, così attuale anche in questi giorni, è qual'è il limite della nostra libertà?


Nina Wehrle e Evelyne Laube,
¿Quién Es Guillermo Tell?
Ediciones SM, Madrid, 2013


Il progetto GEDANKENSHATTEN (Gedankenschatten / Mindshadows, 2010), rappresenta un altro caso ancora.
Siamo state chiamate, Nina e io, per illustrare una struttura dedicata al lavoro con i disabili. Il palazzo, quando siamo arrivate, era appena stato finito. 
Si chiamava:  
CON  
-TEN 
-TI 
Il nome non era stato spezzato, frammentato a caso. Era nato dall'idea, scriverlo così, che la disabilità, qualcuna la possediamo tutti, sia essa stessa una sorta di frammentazione dell'essere. E su questa idea, abbiamo deciso di lavorare per dare vita al nostro progetto. 




C'era stato chiesto di creare immagini differenti per ciascuna delle stanze della struttura. Io e Nina siamo andate lì moltissime volte, per vedere, comprendere, vivere con i disabili. Per affinare la nostra sensibilità e porla in sintonia con l'ambiente e con loro. Dovevamo comprendere le sensazioni nostre e loro. 
In questo caso, il primo step, che consiglierei a chiunque voglia un giorno occuparsi di immagini, è l'ascolto. 
Il nostro lavoro, poi , alla fine, è piaciuto molto credo anche per attraverso l'ascolto siamo riuscite a creare qualcosa che avesse a che fare con quei luoghi, con quelle amicizie e con quelle persone. 
Abbiamo lavorato insieme a due grafici, André Meier and Franziska Kolb.
Rientrate a Berlino ci siamo messe a giocare con le immagini e i disegni per trovare le modalità giuste. Il paper cut ci sembrò la più idonea: dava l'idea della frammentazione, del negativo e del positivo, del gioco allo specchio. Perfettamente adatto a rendere ciò che avevamo in testa. Per noi era la prima volta che ci trovavamo a lavorare sui muri, non è stato semplice il passaggio dal lavoro preparatorio su carta da disegno e il suo trasferimento sulle pareti di muro e di vetro. Nei disegni abbiamo riproposto le stesse cose che si trovavano nelle stanze. 







Una volta pronte, abbiamo realizzato le opere sul luogo, rimanendo lì, nella struttura, molto tempo, condividendo emozioni, pensieri e mangiando con gli ospiti.






Ilaria Tontardini – Un modo interessante di lavorare di "It's raining elephants" è quello della declinazione, della trasposizione delle illustrazioni da una situazione all'altra, da un supporto all'altro. Quanto è importante questa modalità per la vostra ricerca? 
Evelyne Laube – Moltissimo. Noi abbiamo disegnato abiti teatrali, ceramiche, abbiamo illustrato degli stabili, come avete appena visto, illsutriamo per giornali e riviste... Non è tanto il supporto su cui si sta disegnando che è importante, quanto il rapporto tra la forma che sto creando, che andrò a creare e il supporto, tra forma e funzionalità rispetto a esso, in un continuo dialogo tra forma, supporto e disegno. 
Un esempio è il progetto CERAMICS (2011)Il padre di Nina, Robin Wehrle è ceramista e abbiamo deciso di collaborare insieme per questo progetto. Abbiamo creato anche una storia che procede, che si sviluppa, passando da un oggetto all'altro. 
Abbiamo creato alcune tazze prendendo ispirazione dagli Haiuku di Matsuo Basho. 






Questa che vedete, sono tazze dove sul fondo c'è scritto: “Questa è una storia d'amore” e si capisce perché ci sono due anatre che si inseguono... 














Finito il progetto CERAMICS volevamo dare un party, così per festeggiare... abbiamo preparato poster, delle litografie, recuperando così gli schizzi non realizzati per le ceramiche. 
CAMPO ADENTRO (Campo Adentro / Inland, 2010) è un altro progetto ancora. Il cliente voleva un lavoro che integrasse l'arte e il paesaggio per creare delle immagini che sarebbero state usate in internet e per delle cartoline.
Non riuscivamo a trovare quelle giuste. Fino a quando, un giorno, siamo scese nella cantina del nostro studio ed è venuto fuori questo. Il primo è stato un elefante.










Considerate sempre che le immagini, il mondo delle immagini, è molto più vasto di ciò che solitamente intendiamo, che combacia con quelle su carta per lo più. Una danza è un insieme di immagini, per esempio, una serie i gesti che prefigurano un intero Immaginario alle spalle. 

Ilaria Tontardini – Si pensa spesso che lavorare con il disegno sia un'occupazione solitaria. Invece, tu e Nina lavorate in duo e, al contempo, il vostro tipo di lavoro cerca sempre in contatto con l'esterno... creando un approccio originale e sempre diverso con l'illustrazione... 
Evelyne Laube – Credo che l'illustrazione sia un linguaggio senza confini. 
Un altro esempio di diverse relazioni che può creare un'illustrazione, è quando si illustra per i giornali. Si crea un dialogo vivo con il testo, con l'articolo, con ciò che del reale viene raccontato su quelle pagine. Anche questo è molto interessante. 


Editorial Illustrations, 2012-2014
Editorial illustrations for different magazines


Editorial Illustrations, 2012-2014
Editorial illustrations for different magazines


Credo che alla fine, disegnare, sia in qualche modo essere sempre legati alle esperienze della vita, in modo per relazionarsi anche alle vite degli altri, con le vita che in generale scorre in quel momento. 


Editorial Illustrations, 2012-2014
Editorial illustrations for different magazines


Noi cambiamo nel corso della vita, rimanere sempre aperti, attenti, in ascolto, con le orecchie e gli occhi spalancati è ciò che dobbiamo fare, che deve fare un illustratore: qualsiasi cosa può parlarci, ispirarci. 


Editorial Illustrations, 2012-2014
Editorial illustrations for different magazines


È chiaro che quando disegniamo, siamo noi, con il carico della nostra esperienza a farlo, ma c'è in noi anche un immaginario che condividiamo con altri che entra, un immaginario che ci portiamo dietro dall'infanzia, ed è questo in fondo ci dà la possibilità di parlare all'altro. 


Editorial Illustrations, 2012-2014
Editorial illustrations for different magazines


Non amo usare la parola stile, preferisco parlare di linguaggio visivo. 
Per che ogni linguaggio, come ogni tecnica, possa essere più appropriato di altri a raccontare un tema. 
L'importante è non fossilizzarsi mai su un solo linguaggio visivo, ma esplorarne sempre di differenti e di nuovi.

Infine, un'ultima domanda dal pubblico – Come si fa a lavorare insieme a condividere i propri linguaggi visivi? Se un giorno per lei e Nina Wehrle non fosse più possibile farlo? Non andaste più d'accordo? 
Evelyne Laube – La nostra relazione di lavoro non differisce in questo da una relazione d'amore o una di amicizia. Io e Nina abbiamo vissuto tante esperienze insieme, abbiamo un terreno di esperienze condiviso molto ampio e solido. Ci sono tra noi anche momenti di conflitto, come succede nelle altre relazioni che vi dicevo. Quando succede cerchiamo di parlarne, ci sono momenti in cui una deve lasciare cadere la cosa altri in cui deve combattere e in questo, per il momento, ci siamo sempre riuscite ad alternare.
Abbiamo vissuto molto tempo insieme, in studio. Oggi abitiamo in città differenti e ciascuna lì ha il suo atelier. Il nostro ora è un dialogo continuo e a distanza, ma questo non ci ha tolto nulla, anzi in qualche modo ci ha rigenerato. Alla base c'è tra noi un grande amore e un grande rispetto.

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