domenica 21 dicembre 2014

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 21


Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014
(pp. 138 euro 22,00)
Guia Risari, scrittrice e traduttrice, è nata nel 1971 a Milano, dove si è laureata in Filosofia Morale all'Università Statale e si è specializzata in Modern Jewish Studies alla Leeds University. In seguito, si è trasferita in Francia, dove ha collaborato con il Centre d'Études et Recherches Sociocritiques dell'Université Paul Valéry di Montpellier, il Laboratoire Lettres, Languages et Arts dell'Université Le Mirail di Tolosa, il Centre d'Etudes Internationales Francophones de La Sorbonne di Parigi. Ha pubblicato due saggi: The Document Within the Walls. The Romance of Bassani (Troubador Publishing 1999/2004) e Jean Améry (F. Angeli 2002).  Ha curato testi di poesia ed ecologia per l'infanzia, tra cui L'Africa... piccolo Chaka di M. Sellier (ill. M. Lesage, L'Ippocampo 2005; Premio Andersen 2006), Le favole di La Fontaine (ill. T. Dedieu, L'Ippocampo 2010), numerosi albi della collezione "Paesi e Popoli del mondo" di Edt-Giralangolo (Premio Andersen 2008) e diversi libri per Ape Junior, Salani e Nord-Sud, tra cui Il bambino che si arrampicò sulla luna di D. Almond (Salani 2012) e Ritorno al bosco dei cento acri di D. Benedictus (Nord-Sud 2009), seguito delle storie originali di Winnie-The Pooh. Sempre per l'infanzia, ha pubblicato, tra gli altri, Pane e Oro (ill. C. Mariniello, F. C. Panini 2004), La macchina di Celestino (ill. C. Mariniello, Lapis 2006), Il pesce spada e la serratura (ill. F. T. Altan) e L'alfabeto dimezzato (ill. C. Carrer, entrambi Beisler 2007), Il Cavaliere che pestò la coda al drago (ill. I. Urbinati, Edt-Giralangolo 2008), La coda canterina (ill. V. Lopiz, TopiPittori 2010) e Gli occhiali fantastici (ill. S. Rea, F. C. Panini 2010). Un suo racconto, La pietra e il bambino, è diventato uno spettacolo per Teatro Gioco Vita nel marzo 2013 ed è rappresentato in Italia e Francia. La sua ultima uscita è Il Taccuino di Simone Weil, (ill. P. Valentinis) per la rueBallu edizioni. 

Pia Valentinis ha vinto la XXI edizione del Premio Andersen, il maggior riconoscimento italiano dedicato ai libri per ragazzi, nella categoria "Miglior illustratore". Il libro Raccontare gli alberi (Rizzoli, 2012 e qui in Gavroche), illustrato assieme a Mauro Evangelista, ha ottenuto nel 2012 il premio Andersen come miglior libro di divulgazione. Ha illustrato numerosi libri per bambini con case editrici nazionali e internazionali, tra queste: Rizzoli, Fabbri, Mondadori, Einaudi ragazzi, Editoriale scienza, Edizioni E.Elle, Topipittori, Orecchio Acerbo, Coconino Press-Fandango, Fatatrac, Grandir, Edizioni Arka, Edizioni C’era una volta, Libros del Zorro Rojo, Grimm Press, Gakken, Nuove edizioni romane, Motta Junior, Squilibri, Edizioni Il Castoro, Giunti, Papiros, Treccani. Nel 2014 ha pubblicato Ferriera (Coconino Press), la sua prima graphic novel, illustrato Ogni goccia balla il tango scritto da Pierluigi Cappello (Rizzoli, 2014 e qui in Gavroche) e Il Taccuino di Simon Weil. Per rueBallu edizioni ha illustrato anche L'ultima fuga di Bach scritto da Chiara Carminati (2012). 


Ai lettori che non hanno paura delle domande
e non temono neanche parole come libertà,
rivoluzione, giustizia, compassione,
impegno, ascolto, verità, infinito.
A loro si apre il senso del mondo.
- Guia Risari



Il Novecento ha dato alla luce quattro filosofe di straordinaria entità. Quattro pensatrici fuori del comune, i cui cammini personali quasi non si incontrarono e che spesso ebbero tratti fortemente contrastanti, ma le cui biografie spirituali furono spesso parallele e contraddistinte da straordinarie affinità elettive: Edith Stein (1891-1952), Maria Zambrano (1904-1991), Hannah Arendt (1906-1975) e Simone Weil (1909-1943). Le contraddistinse una forte libertà da ideologie, appartenenza di scuola o di gruppo. Pensarono e agirono da sole, senza appigli, spesso controcorrente e con una stupefacente capacità di anticipare le svolte, le derive, i bisogni del nostro secolo. Le loro vite furono in vario modo segnate degli orrori del tempo e dal un impegno in prima persona indefesso. Eppure, ciò che ci hanno lasciato è l'amore del mondo che esse praticarono nel pensiero e nelle azioni, l'apertura agli altri, la lievità e l'abbandono alla necessità di essere responsabili di ciò che accade.

Guia Risari ha deciso di raccontarci di Simone Weil in uno dei libri, a mio avviso, più belli dell'anno, Il Taccuino di Simone Weil, per merito di una combinazione di talenti, l'autrice, l'illustratrice e la casa editrice che hanno dato vita a un'opera profonda, necessaria e molto curata.

Il 15 aprile 1943 Simone Weil viene trovata svenuta nella sua camera ed è condotta in ospedale. Affetta da tubercolosi, aggravata dalle privazioni che aveva deciso di imporsi, muore il 24 agosto nel sanatorio di Ashford, fuori Londra.

«Sono in quest'ospedale da tre settimane. Tubercolosi, dicono. Grave indebolimento. Ma so io cos'è davvero: mi sento impotente. Ormai la guerra sta finendo, ma non l'odio e la violenza che ha generato. Io non ho potuto farci molto - solo pensare, ospitare qualcuno, sollevare proteste - e nemmeno ora posso contribuire un granché. In queste condizioni, allora, mi chiedo che senso abbia. Se uno non può rendersi utile, dove la trova la forza di andare avanti?
Mi hanno portata in quest'ospedale dal nome buffo: Middlesex. L'edificio, tutto di mattoni, sembra una fabbrica di birra. Per il resto è pulito, il letto è comodo e tutti sono gentili. [...]
I dottori mi hanno proibito di affaticarmi. Niente letture, niente appunti, poche visite. Anche le infermiere mi controllano perché sanno che io con le mani in mano non so stare. 
È talmente noioso fare la malata! Come si può resistere? 
Allora mi tengo un quadernetto sotto il cuscino e appena sono sola ne approfitto. Butto giù due righe per tenermi compagnia e perché d'un tratto mi è venuta voglia di ripensare alla mia vita. Chissà perché. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, pp. 15-16.

Londra, 7 maggio 1943
«[...] Possono impedirmi di alzarmi, di lavorare, di agire e di muovermi, ma nessuno può impedirmi di pensare e di ricordare. È un dovere che ho verso me stessa, che tutti abbiamo. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, p. 28.

Sono le prime pagine del Taccuino, che racchiude i pensieri e i ricordi di Simone Weil negli ultimi giorni della sua vita affidati alla scrittura di Guia Risari che è riuscita in un'impresa di grande difficoltà, quella di restituire l'autenticità della voce di una delle figure più importanti e complesse del pensiero del Novecento e di porgerla ai bambini e ragazzi senza scalfire la sua purezza.

Simone Adolphine Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943) è stata una filosofa, mistica e scrittrice francese, la cui fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali che ella attraversò, dalla scelta di lasciare l'insegnamento per sperimentare la condizione operaia, fino all'impegno come attivista partigiana, nonostante i persistenti problemi di salute.

Sorella del matematico André Weil, fu vicina al pensiero anarchico e all'eterodossia marxista. Ebbe un contatto diretto, sebbene conflittuale, con Lev Trotsky, e fu in rapporto con varie figure di rilievo della cultura francese dell'epoca. Nel corso del tempo, legò se stessa all'esperienza della sequela cristiana, pur nel volontario distacco dalle forme istituzionali della religione, per fedeltà alla propria vocazione morale di presenziare fra gli esclusi. La strenua accettazione della sventura, tema centrale della sua riflessione matura, ebbe ad essere, di pari passo con l'attivismo politico e sociale, una costante delle sue scelte di vita, mosse da una vivace dedizione solidaristica, spinta fino al sacrificio di sé.
La sua complessa figura, accostata in seguito a quelle dei santi, è divenuta celebre anche grazie allo zelo editoriale di Albert Camus, che dopo la morte di lei, a soli 34 anni, ne ha divulgato e promosso le opere, i cui argomenti spaziano dall'etica alla filosofia politica, dalla metafisica all'estetica, comprendendo alcuni testi poetici.


Un Taccuino, non un diario, un quaderno della necessità da tenere sottomano per non perdere niente di quei momenti che sentiamo come fuggevoli, qualcosa di agile pronto a soccorrerci quando l'urgenza del pensare si fa troppo pressante per essere trattenuta.

Un oggetto che intimamente rappresenta la vita sempre in movimento di Simone Weil donna, filosofa, cuore pensante, impossibile da contenere in una qualsivoglia trattazione libraria.
Eppure, Guia Risari è riuscita se non a contenere a catturare il suo indomito spirito in queste pagine per donarle ai ragazzi e alle ragazze che se ne vorranno impossessare per non lasciarle più. Al contempo, però, il Taccuino di Simone Weil è un libro che può essere letto con grande piacere anche dagli adulti. Un libro preciso e puntuale, al contempo poetico, per chi vuole iniziare a interessarsi a lei.

Le illustrazioni di Pia Valentinis sono finestre, piccoli squarci che si aprono sulla vita di Simone scandendola in momenti destinati a rimanere indelebili nel ricordo del lettore.

I piani di narrazioni del Taccuino intrecciano il racconto di un presente obbligato alla resa, quello di Simone Weil che, costretta a letto, è stata costretta a un riposto assoluto, e quello di un passato mai fermo, sempre impegnato nelle continua di una verità cercata prima dentro se stessa nel mondo, in una messa alla prova del proprio corpo fino alla consunzione, che nel resto delle cose.

Ciò che si prova leggendo questo libro è l'idea di una sfericità che riflette con cura e precisione la singolarità del pensare e dell'agire di Simone Weil, che a sua volta richiede una immediata riflessione da parte del lettore che da queste pagine viene chiamato insistentemente a partecipare, a confrontarsi con un pensiero di un altezza infinita, eppure lì a portata della sua mente e del suo corpo come non oserebbe credere.

Vediamo ora, un assaggio, questi piani intrecciati, tra passato, presente, racconto e ritratti figurativi del raccordo, per dare l'idea delle opportunità di lettura, di letture, offerte da questo libro (la parte anagrafica scritta qui è stata presa qui, per tracciare un percorso di confronto con il testo del libro, per brevità e semplicità, da Wikipedia).

Figlia di un medico di origini ebraiche, l'alsaziano Bernard Weil, e della russo-belga Selma Reinherz, entrambi agnostici, Simone Weil riceve un'istruzione laica, raffinata e dal respiro internazionale, ma severa. Già a cinque anni e mezzo, rabbrividendo mentre sua madre la lava in novembre nella casa priva di riscaldamento, ripete a se stessa le parole di Turenne: «Che hai da tremare, carcassa?».
Con André, che per primo le insegna a leggere,  impara a memoria la commedia del Cyrano, e insieme la declamano, scambiandosi le parti, di fronte ai genitori. Da questi, lei e il fratello non ricevono giocattoli, ma soltanto libri come mezzo di evasione e spunto d'inventiva. Simone soffre, fin dall'adolescenza, di forti e ricorrenti emicranie; a quattordici anni si scontra con la sua prima crisi esistenziale. Fra il 1919 e il 1928 studia in diversi licei parigini, dove ha come professori di filosofia René Le Senne e Alain.

Londra, 10 maggio 1943
«[...] Io vengo da una famiglia senza problemi economici. Per molto tempo non ho saputo cosa fossero fame, freddo, bisogno. Ho ricevuto vestiti, cibo, cure. Ho studiato e avuto tutti i libri che volevo. Sono andata in vacanza e ho viaggiato. Delle volte mi sono sentita in colpa per questo. Ma poi mi dico che quello che ho avuto grazie alla mia famiglia l'ho trasformato e in parte dedicato a chi ha avuto meno fortuna di me. Non tanto facendo la carità; la carità mi sembra troppo facile: consola senza cambiare le cose. A me invece interessa che la gente abbia di che vivere, discuta, protesti, si faccia valere e ottenga ciò che le è dovuto. [...]»  Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, pp. 40-41 
«[...] Studiare, lo consideravo un grande privilegio, e un ottimo modo per trovare una soluzione  a quel che non andava. Quindi ne ho approfittato. Ho divorato libri su libri. Mi piaceva la poesia, la matematica, le scienze, ma avevo un debole per la filosofia, che s'interroga su tutto: che cos'è l'essere umano, la società, la giustizia, la verità. Non sono mica questioni da poco, che si risolvono così... I  pensatori, come gli artisti, gli scienziati, i musicisti, i poeti hanno un approccio particolare alla realtà. Non la danno per scontata, come se fosse un fatto naturale. La criticano, la guardano in un altro modo, da una prospettiva diversa e, nel farlo, la reinventano. Così mi sono spicciata a finire il liceo e mi sono preparata a entrare nella facoltà di filosofia. Avevo fretta di imparare nuove idee e di condividerle. Avevo bisogno di confrontare pensieri e realtà. Avevo fretta di vivere! [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, pp. 43-44


Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014


Ammessa all'École normale supérieure nel 1928, nel 1931 supera l'esame di concorso per la docenza nella scuola media superiore; insegna filosofia fra il 1931 e il 1938 nei licei femminili di varie città di provincia: Le Puy-en-Velay, Auxerre, Roanne, Bourges, Saint-Quentin. A Le Puy, suo primo luogo d'insegnamento, genera scandalo distribuendo lo stipendio fra gli operai in sciopero e guidando la loro delegazione in municipio. Suscita inoltre il disorientamento delle sue alunne, vietando loro di studiare sul manuale di filosofia e rifiutando a volte di dare i voti. Nonostante lo stipendio che riceve come insegnante, decide di vivere spendendo per sé solo l'equivalente di quanto percepito come sussidio dai disoccupati, per sperimentare le medesime ristrettezze di vita.

Considerata un'agitatrice comunista, nonché invitata da un funzionario scolastico a chiedere il trasferimento onde evitare di essere licenziata, pare abbia risposto di stimare il congedo, da sempre, come il punto più alto della carriera. A Roanne, del resto, attira la fiducia dalle sue allieve, e una di loro, Anne Reynaud-Guérithault, custodirà gli appunti delle lezioni, che verranno pubblicati nel volume Lezioni di filosofia 1933-1934.

Negli stessi anni è vicina ad ambienti sindacali e politici trotskisti e anarchici, avendo avviato rapporti d'amicizia e collaborazione, già dal 1931, con noti esponenti del sindacalismo rivoluzionario espulsi dal Partito Comunista Francese: Pierre Monatte, Maurice Chambelland, Daniel Guérin. Nell'agosto del 1932 si reca a Berlino per sondare il clima nel luogo più scottante del momento, alla vigilia della presa del potere da parte di Hitler; raccoglie le sue impressioni nell'articolo La Germania in attesa per La Révolution prolétarienne.


Londra, 13 maggio 1943
«[...] Quell'estate, partii un mese per la Germania.
Era, più che una vacanza, un viaggio-studio. Volevo scoprire meglio quale era la situazione di un paese in cui tanti intellettuali, politici e operai avevano detto e fatto cose importanti. Mi sembrava che la Germania fosse un valido esempio da seguire. Affittai una stanza nella casa di una famiglia operai. Era l'agosto del 1932. Quel che vidi intorno a me non solo deluse le mie speranze, ma incrinò la mia fiducia nel futuro. Ovunque disoccupazione, disperazione e propaganda. E la cosa peggiore era che i nazisti attiravano sempre maggiori simpatie. Perché? Oh, purtroppo lo vedevo fin troppo chiaramente.
Il nazismo era incoerente e quindi riusciva a coinvolgere chi non aveva le idee chiare e purtroppo erano in tanti. La violenza del nazismo veniva considerata forza e rassicurava chi non voleva perdere il poco o il tanto che aveva. Poi il nazismo parlava una lingua che tutti potevano capire. Puntava sul sentimento nazionale, sull'orgoglio e sull'odio dei nemici. Purtroppo il nazismo contava anche sulla passività degli oppositori, che si sentivano troppo superiori o troppo stanchi e sfiduciati per reagire. Invece reagire bisognava, e subito. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, pp. 55-56.


Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014



Il 4 dicembre 1934 si impiega come manovale nelle fabbriche metallurgiche di Parigi, seguiranno altre esperienze di lavoro come operaria nelle officine Alstom, Carnaud e Renault – che aggrava ulteriormente il suo stato di salute – verrà raccolta, sotto forma di diario e di lettere, nell'opera La condizione operaia, in cui confluirà anche l'articolo La vita e lo sciopero delle operaie metalmeccaniche, scritto dalla Weil per la rivista La Révolution prolétarienne con lo pseudonimo «Simone Galois», in onore del matematico Évariste Galois, mentre infuocavano gli scioperi del giugno '36.

Londra, 15 maggio 1943 
«[...] Così ho capito la lezione: in fabbrica nessuno utilizzava le sue capacità.
Eppure la fabbrica pretendeva di essere efficiente! Ma che efficienza ci può essere se non si valorizza a pieno quello che una persona può fare? Il sistema industriale era basato su un enorme errore, su uno spreco che non aveva giustificazioni. Usava l'essere umano, ma faceva a meno della sua unica forza: il pensiero. Non il pensiero astratto, ma il pensiero concreto che trasforma la vita reale.
Era necessario ripensare tutto. Il lavoro non doveva essere meccanico e ripetitivo, ma qualificato. Gli operai dovevano mettersi d'accordo tra loro e tenersi informati. Agli operai, soprattutto, andavano spiegati il funzionamento delle macchine e i principi scientifici che stavano applicando. Le macchine non era fatte per essere servite ciecamente, temute o venerate! Le macchine non sono sacre, non sono dèi, anzi possono diventare dei mostri e divorarci. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, pp. 64-65. 


Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014


Nel contempo, si rinsalda in lei la convinzione che anche i deboli possano combattere; difatti, dopo un altro anno d'insegnamento – durante il quale frequenta la messa e lavora saltuariamente in una fattoria – si aggrega ai repubblicani, che per lei rappresentano gli umili,[66] nella guerra civile spagnola. L'8 agosto 1936 varca la frontiera con un lasciapassare da giornalista ed entra come miliziana fra i volontari della colonna anarchica Buenaventura Durruti, sul frontearagonese. Non essendo capace di padroneggiare il fucile, viene assegnata ai lavori in cucina. Ma in seguito a un incidente, infilerà un piede in un pentolone di olio bollente, dovrà fare ritorno a casa per essere curata.

Nel 1937 farà il suo primo viaggio in Italia ad Assisi, l'anno dopo scoprirà Venezia...


Londra, 20 maggio 1943 
«[...] L'anno dopo avrei scoperto Venezia. Come non amarla? Tutto è così fragile: è un universo di acqua e luce. I Palazzi, i ponti e gli archi sono sospesi quasi fossero di cristallo. Il cielo è più aperto e nelle parole della gente risuona una musica che ricorda i torrenti. Venezia mi abbagliò. Ma quel sentimento restò annidato in me, non riuscii a parlarne con nessuno e lo custodii come un segreto. Pian piano divenne un'intuizione profonda: la comprensione che solo la bellezza può vincere la forza. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, p. 89. 


Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014

Dal momento che il padre e la madre non accettano di allontanarsi dalla Francia senza di lei, dovendo fuggire a cuasa delle persecuzione contro gli ebrei, il 14 maggio del 1942 giunge con loro a Casablanca, e per alcuni giorni, in un campo profughi affollato da centinaia di esuli ebrei. Il 7 luglio sbarca con i genitori a New York, dove li attende il fratello André.

Guia Risari, Il Taccuino di Simone Weil,
con le illustrazioni di Pia Valentinis,
rueBallu Edizioni, 2014


In dicembre parte per Londra per unirsi all'organizzazione France libre dei resistenti in esilio. Digiunando, si sente spiritualmente vicina ai connazionali della zona occupata e, quando viene a sapere delle dimostrazioni francesi represse nel sangue, trascorre due giorni senza mangiare. In qualità di redattrice della France libre, è incaricata dal Commissario agli Interni André Philip di raccogliere idee su come gestire la situazione politica nel dopoguerra, ed è sotto il peso di tale responsabilità che scrive l'opera intitolata postuma come L'enracinement, oltre a vari articoli successivamente inseriti nel volume Écrits de Londres. Nell'ufficio dell'organizzazione, mentre sogna d'essere paracadutata in qualche missione estremamente rischiosa, annota fra l'altro: «Ho una specie di certezza interiore crescente che esiste in me un deposito d'oro da trasmettere. [...] La miniera d'oro è inesauribile».
Da tempo ella tenta di fare accettare a De Gaulle una proposta per l'invio d'un gruppo di infermiere – lei compresa – sulla prima linea del fronte, ma il generale francese valuta questa iniziativa una follia. Anche la pensatrice la considera una «follia», ma necessaria quale contrappeso di generosità da contrapporre alla violenza estrema dell'hitlerismo.


Il 15 aprile 1943 Simone Weil viene trovata svenuta nella sua camera ed è condotta in ospedale. Affetta da tubercolosi, aggravata dalle privazioni che aveva deciso di imporsi, muore il 24 agosto nel sanatorio di Ashford, fuori Londra
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Se vi sembra di avere letto già questa frase, non vi state sbagliando.
È quella che ho scelto per iniziare il racconto di questo libro, un racconto circolare, tanto della vita di Simone Weil che della nostra, che con lei ha partecipato grazie a queste pagine alle tragedie di un'epoca che mai come prima ha saputo mostrare fin dove può arrivare l'essere umano.

Ora possiamo decidere tra due limiti, questo estremo mostrato dalla storia o quello sempre estremo, ma luminoso, mostrato dal pensiero di Simone Weil, che non ci ha mai chiesto di seguirla nel suo donarsi totalmente, anima e corpo, al mondo della verità, ma di continuare a cercarla come unica possibilità per dare senso al nostro esistere in questo mondo popolato da altri, questo sì.


«[...] M'immagino come una foglia secca e leggera che vola in alto, girando su se stessa a mulinello. Poi plana su un prato e viene risollevata da una nuova folata. Tutto sommato, dev'essere strano il mondo visto dall'alto: una specie di disegno movimentato. A volte, è proprio così, da questa prospettiva e con questo distacco, che vorrei guardare la realtà. Ma non è sempre facile, quando si è dentro, impantanati nelle cose.

Per questo, ogni tanto, bisogna allontanarsi dalla propria vita e farsi semplicemente trasportare. Osservare, ma senza trarre conclusioni. Bisogna partire per un viaggio, assorbire volti e paesaggi e avere con sé un taccuino. [...]» Guia Risari/Pia Valentinis, op. cit., rueballu edizioni, 2014, p. 84. 

1 commento:

  1. Sono la scrittrice de "Il Taccuino di Simone Weil". Qui tra nebbie e freddo, leggo la sua bella recensione e mi commuovo. Grazie. E' un piacere, un'onore, una liberazione sapere che c'è qualcuno che legge, analizza e capisce. Non posso informaticamente abbracciare (e non starebbe bene), ma lo farei volentieri perché gli umani - oltre al cervello - pare abbiano sentimenti e un corpo :-)
    E allora un abbraccio, Guia Risari -www.guiarisari.com

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