martedì 20 novembre 2012

DI DIRITTI DI BAMBINE E DI SOGNI

PROMEMORIA 

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. 

Art. 1 
Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile.

Ad oggi sono ben 193 gli Stati parti della Convenzione.

La Convenzione è composta da 54 articoli e da due Protocolli opzionali (sui bambini in guerra e sullo sfruttamento sessuale).

Sono quattro i suoi principi fondamentali:

a) Non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori.

b) Superiore interesse (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l'interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.

c) Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6): gli Stati decono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati.

d) Ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.


L’Italia ha ratificato la Convenzione con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.

Le celebrazioni della Giornata Internazionale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, serve anche a questo: a rileggere, a fare il punto della situazione, per progettare e ripensare il proprio impegno e comportamento nei confronti dei bambini e ragazzi, delle bambine e delle ragazze, anche alla luce dei nuovi dati acquisiti nel corso dell'anno e fino all'appuntamento della prossima Giornata.

Credo che ogni adulto debba assumersi l'impegno costante di tutelare, diffondere il pensiero e gli articoli della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
Un buona pratica per iniziare, seppur tardivamente, sarebbe quella di introdurre il suo uso, di promuoverne la conoscenza, all'interno dei programmi scolastici fin dalla più tenera età dei bambini. 

Ci sono alcuni libri che permettono di farlo in modo appropriato e puntuale.  Il titolo che quest'anno che si va ad aggiungere a quella preziosa biblioteca che dovrebbe annoverarne già diversi nel suo catologo, e per fortuna sempre in aumento, è quello di Annie Groovie che affida al suo famoso caracter Léon  il compito di guidare i suoi beniamini nel percorso di presa di coscienza dei loro primi diritti.


Annie Groovie, Léon e i diritti dei bambini,
EDT Giralangolo, Torino, 2012
© tutti i diritti riservati

In Léon e i diritti dei bambini, edito da EDT Giralangolo in collaborazione con UNICEF (che lancia oggi la ricerca GENERAZIONE 2025), il saggio ciclope propone, attraverso l'uso di parole intelligentemente semplificate e un utile glossario, una selezione di 23 articoli, 23 occasioni di scambio, di presa in carico, di responsabilità, di tutela, di consapevolezza.

La letteratura per ragazzi, nonostante questo Stato non riesca a farsene una ragione (leggete qui la lettera aperta che i Topipittori hanno indirizzato oggi a Stefano Boeri), è considerata uno degli strumenti, uno degli elementi culturali determinanti della formazione degli individui.
La denuncia dell'anomala situazione italiana che fanno i Topipitori partendo dalla propria città, che non può essere letta solo come una seppur autorevole e competente esortazione all'agire rivolta all'assessore della città che vanta tra le sue, purtroppo ormai poche, eccellenze la presenza del maggior numero di case editrici del Paese, mi ha offerto lo spunto per ricordare un importante articolo della Convenzione che viene, da anni e con esibita disinvoltura, largamente disatteso dal nostro Stato a dai suoi principali organi amministrativi locali.

Art. 17

Gli Stati parti riconoscono l'importanza della funzione esercitata dai mass media e vigilano affinché il fanciullo possa accedere a una informazione e a materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie, soprattutto se finalizzati a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale. A tal fine, gli Stati parti:

1. incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno una utilità sociale e culturale per il fanciullo e corrispondono allo spirito dell'art. 29;

2. incoraggiano la cooperazione internazionale in vista di produrre, di scambiare e di divulgare informazioni e materiali di questo tipo provenienti da varie fonti culturali, nazionali e internazionali;

3. incoraggiano la produzione e la diffusione di libri per l'infanzia;

4. incoraggiano i mass media a tenere conto in particolar modo delle esigenze linguistiche dei fanciulli autoctoni o appartenenti a un gruppo minoritario;

5. favoriscono l'elaborazione di principi direttivi appropriati destinati a proteggere il fanciullo dalle informazioni e dai materiali che nuocciono al suo benessere in considerazione delle disposizioni degli artt. 13 e 18.


Se e quando lo Stato disattende, dovrebbero essere gli adulti a stimolarlo nel ottemperare ai suoi doveri e, in attesa che a farlo siano tutti gli adulti, dovrebbero mobilitarsi almeno i genitori, gli operatori della cultura e della scuola, dei media. Molte cose per fortuna vengono fatte, delle quali un numero consistente è delegato alle forze dell'impegno, dell'interesse, della competenza del singolo; tante per fortunata contingenza in certe zone d'Italia e poche o nessune in altre.
Per dire quanto ancora ci sia da fare e quanto sia irresponsabile e colpevole mancato interesse nell'agire. Nel frattempo, quante esistenze di bambini non saranno viste a causa della cecità permanente dello Stato?

La formazione culturale, base di ogni costruzione individuale e civile, la via praticabile della conoscenza, rimane l'unica arma che abbiamo a disposizione per tentare di elevare noi e il mondo a un livello di bene, giustizia e uguaglianza condiviso che possa definirsi degno della vita dell'uomo.

Se, tra le molte cose che qui potremmo dire e dolorosamente elencare, quest'anno l'ONU ha sentito la necessità di scegliere l'11 ottobre come GIORNATA MONDIALE DELLE BAMBINE, significa che la strada da percorrere è ancora lunghissima e che l'impegno, anche culturale, di ciascuno Stato, insieme al nostro, è improrogabile. 

I bambini, e in forma diversa le bambine, sono le doppie vittime dell'ignoranza e, ne consegue, della violenza: ne subiscono prima le aberrazioni poi le privazione di un futuro.

Nel corso della prima GIORNATA MONDIALE DELLE BAMBINE appena trascorsa, al palazzo delle nazioni Unite di New York è stata inaugurata la mostra (fino al 29 novembre) Too Young to Wed, un progetto nato dalla collaborazione di UNFPA (The United Nations Population Found) e  VII PHOTO AGENCYche propone una selezione di 54 foto scattate nell'arco degli ultimi nove anni da Stephanie Sinclair nei cinque principali Paesi (Yemen, Etiopia, India, Nepal e Afghanistan) dove le bambine sono costrette dalle famiglie a sposarsi. Ma sono più di 50 Paesi quelli che permettono questa pratica e l'opera di Stephanie Sinclair ci fornisce una mappa trasversale che attraversa popolazioni di origine musulmana, hindu e cristiana. Anche oggi, nella giornata di oggi intendo, secondo il rapporto UNICEF, 25000 bambine si sono sposate non avendo compiuto ancora il diciottesimo anno d'età, la cifra stimata dalle organizzazioni umanitarie, tra cui l'ICRW (l'International Center for Resarch on Women)  è di quasi 60 milioni a cui, si stima, potranno essere aggiunti 100 milioni di nuovi casi nei prossimi dieci anni.

TOO YOUNG to WED
UNFPA/VII PHOTO AGENCY 
11 ottobre - 29 ottobre 2012
Palazzo delle Nazioni Unite - New York
Foto di Stephanie Sinclair
© tutti i diritti riservati

La bambina del manifesto della mostra è Nojoud Ali, ora libera di giocare nelle strade di Sana'a nello Yemen. Nojoud era stata data in sposa a 11 dal padre, e per motivi economici legati alla povertà della famiglia, a un un uomo di 30. Picchiata e stuprata dall'uomo, Nojoud riuscì a fuggire e a rivolgersi al giudice del tribunale per chiedere aiuto che annullò il matrimonio. Nojoud ora vive la sua vita di bambina, una bambina simbolo che incarna la speranza di libertà per molte altre che vivono ancora in quella che è stata la sua condizione di schiava.

TOO YOUNG to WED
UNFPA/VII PHOTO AGENCY 
11 ottobre - 29 ottobre 2012
Palazzo delle Nazioni Unite - New York
Foto di Stephanie Sinclair © tutti i diritti riservati

Stephanie Sinclair è nata nel 1973 e vive a Brooklyn, è considerata uno delle più prestigiose fotografe documentariste americane ed è uno dei membri della VII PHOTO AGENCY. Dopo essersi laureata in Giornalismo e Comunicazione di massa all'Università della Florida e dopo aver conseguito una specializzazione in Fine Art Photography, Stephanie iniziò a collaborare il Chicago Tribune con l'incarico di inviata sul posto all'inizio della guerra in Iraq. Poi, da l'Iraq a Beirut, al Libano, dove è rimasta per sei come fotografo freelance. Ora collabora con il National Geographic, The New York Times Magazine, Time, Newsweek, Stern, Geo tedesco e Marie Claire, tra gli altri. Il suo lavoro è apprezzato in tutto il mondo ed è stato oggetto del conferimento di numerosi premi internazionali, tra cui due D'Visa, l'Award 2008 Care International for Reportage, due World Press Photo e nel 2000 il Premio Pulitzer.

Le sue foto sono tese a mostrare piccoli squarci di un'umanità, un'umanità vista che si sente vista e mai giudicata, caratteristica che definisce il suo lavoro e che le permette di poter partecipare e documentare situazioni difficili da avvicinare altrimenti.
La sua macchina è lo strumento, per sua ammissione, con cui riesce a dar voce ai protagonisti delle sue foto.

TOO YOUNG to WED
UNFPA/VII PHOTO AGENCY 
11 ottobre - 29 ottobre 2012
Palazzo delle Nazioni Unite - New York
Foto di Stephanie Sinclair © tutti i diritti riservati

Il racconto di queste spose bambine è straziante nella sua ingenuità e troppo precocemente matura disperazione. La loro vita è decisa da tradizioni difficili, ma non impossibili da sradicare, che poco hanno a che fare con la religione, molto con la cultura e, nella maggioranza dei casi, con la povertà dei popoli di appartenenza. Un stolida indulgenza delle istituzioni locali e internazionali di tutela del diritto continua a permettere questo sacrificio di vite umane. 

Il risultato è che bambine a partire già dai 5, 7 anni sono date in sposa, come nel caso di Ghulam, 11 anni, ritratta nella foto sopra con suo marito di 40.

Le bambine vengono tolte, per questo, precocemente da scuola e dall'accesso a qualsiasi forma di istruzione. Il darle in sposa il più presto possibile significa non solo scongiurare che possano compromettere un giorno la loro verginità, ma garantire l'onore e la possibilità di sostentamento, seppur temporaneo, della loro famiglia.

Nella corso della GIORNATA MONDIALE DELLE BAMBINE  è stato proiettato anche il documentatio Too Young to Wed. The Secret World of Child Brides, sempre con la fotografia di Stephanie Sinclair, con le parole di Cynthia Gorney, scrittrice e reporter di lunga data del Washington Post, del New Yorker e de The New York Time Magazine, e girato da Jessica Dimmock, anche lei talentuosa e pluripremiata fotografa e film-maker americana.


TOO YOUNG to WED
THE SECRET WORLD OF CHILD BRIDES
Cynthia Gorney/Stephanie Sinclair/Jessica Dimmock
© 2011 National Geographic Society


Il racconto di queste bambine è quello di un incubo da cui hanno sperato, e sperano, di potersi risvegliare da un momento all'altro e dei sogni che questo delirio perpetuato, questa incondizionata violenza, hanno infranto.
Alcune riescono a scappare, a combattere, e non si sa come possano riuscirlo a fare dall'altezza di così pochi anni e in così totale solitudine e disprezzo per quello che viene considerato un disonorevole segno di ribellione.
L'impegno di tutti noi, per il prossimo anno, anche per queste e per tutte le bambine, potrebbe essere quello di tutelarne i sogni che poi non sono altro che la proiezione della vita che gli spetterebbe e che gli viene, troppo spesso in troppi modi e luoghi, ancora sottratta. La dignità umana.

L'editore Rizzoli ha tradotto, con l'aiuto delle parole di Beatrice Masini, gli incubi di Beautiful Nightmares di Nicoletta Ceccoli in Sogni di bambine (Rizzoli, 2012).

Nicoletta Ceccoli con testi di Beatrice Masini,
 Sogni di bambine, Rizzoli, Milano, 2012
© tutti i diritti riservati

Le bambine di Nicoletta Ceccoli abitano, e spalancano, mondi dagli scenari fantastici dove tutto diviene possibile. Sono frutto di sogni a occhi aperti di una bambina e del racconto delle storie che questi sogni le rivelano. Gli occhi della bambina, scrive Beatrice Masini, sono in grado di vedere oltre ciò che vedono, il seme di infinite storie.
Sogni di Bambine è un libro che offre grandi suggestioni e che dell'incontro tra immagini e parole, sostenuto dalla silente eleganza della grafica di Mariagrazia Rocchetti, propone un'estetica così eterea e poetica del sogno e della sua narrazione da ricondurlo nella terra di quell'altrove che abbiamo bisogno di abitare per tornare rigenerati alla vita.

LA BAMBINA APE
Una giornata di primavera uno sciame di api stava raccogliendo il polline in un prato di margherite quando risuonò nell'aria una risata quasi impercettebile: sottile, acuta e irrefrenabile. Le api, un po' seccate un po' curiose, smisero di lavorare e si guardarono intorno: e finalmente videro la fonte di quella risatina che sembrava prendersi gioco di loro. Era una bambina piccolissima, una neonata, che stava distesa a pancia in su nel bottone d'oro di una margherita appena dischiusa. [...] Beatrice Masini in Sogni di Bambine, Rizzoli, 2012, p. 16 

Nicoletta Ceccoli con testi di Beatrice Masini,
 Sogni di Bambine, Rizzoli, Milano, 2012

MELISSA
© tutti i diritti riservati

LIA DEI PESCI ROSSI
C'era una volta una bambina che si chiamava Lia e non sopportava di vedere gli animali prigionieri. Se fosse stato per lei, il mondo sarebbe stato un posto meraviglioso, senza gabbie, stie, reti, pollai, porcili, stalle, canili e tutto il resto, un posto dove gli animali potessero vivere fianco a fianco degli esseri umani senza alcun problema, in totale libertà.[...] 
Beatrice Masini in Sogni di Bambine, Rizzoli, 2012, p. 28  

Nicoletta Ceccoli con testi di Beatrice Masini,
 Sogni di bambine, Rizzoli, Milano, 2012

LIA
PIEDILEGNO
La bambina Piedilegno era nata albero, ed era contenta così. Stare in mezzo agli uccelli, agli scoiattoli, ai ghiri, a insetti di tutte le fogge, farsi solleticare dalle loro zampette indaffarate le piaceva moltissimo. Le piaceva l'aria che scompigliava la sua gonna di foglie e i suoi lunghi capelli scuri. [...] 
Beatrice Masini in Sogni di Bambine, Rizzoli, 2012, p. 36 

Nicoletta Ceccoli con testi di Beatrice Masini,
 Sogni di bambine, Rizzoli, Milano, 2012

PIEDILEGNO
ORSINA
La principessa Orsina era bravissima in matematica: più di un maschio, più di tutti i maschi della sua classe messi insieme. 
Aveva imparato le tabelline a quattro anni, non aveva bisogno della calcolatrice per fare le moltiplicazioni e le divisioni più difficili, disegnava teoremi come le altre bambine fanno collane di perline. Quando diventò grande questa capacità straordinaria si rivelò un grosso ostacolo per la sua felicità: perché a tutti i principi che venivano a chiedere la sua mano proponeva di risolvere un problema, ovviamente difficile, e siccome non ci riuscivano li mandava via delusi e umiliati. I suoi genitori dapprima cercarono di convincerla che poteva sposare un zuccone in matematica, purché fosse d'animo gentile, coraggioso e leale; ma lei non si lasciò persuadere e continuò ad allontanare senza pietà i pretendenti, anche quelli che riuscivano a fare qualche equazione facile senza troppi errori, perché comunque non le bastava, non si divertiva, si annoiava. [...] 
Beatrice Masini in Sogni di Bambine, Rizzoli, 2012, p. 44 

Nicoletta Ceccoli con testi di Beatrice Masini,
 Sogni di bambine, Rizzoli, Milano, 2012

ORSINA
Le bambine nascono libere e così devono rimanere per tutta la loro esistenza.
Che la fine di questa GIORNATA sia l'inizio di un anno di diritti e di sogni per tutte le bambine, e insieme, per tutti i loro amici bambini.

Anche la letteratura per l'infanzia, la migliore, può aiutare a farlo.



Per i contributi e le immagini qui riportati si faccia riferimento alle fonti e al © Copyright indicati sotto ciascuno di essi.

lunedì 19 novembre 2012

IL NASTRO DI MOEBIUS, QUANDO A INTRECCIARSI SONO IL FUMETTO E LA LETTERATURA


C'è un personaggio in una vignetta che dice di non essere un fumetto. Poi ricompare in un'altra vignetta, accanto alla prima, e dice: «questo è un fumetto». L'autore è Davide Toffolo (NdR Davide Toffolo, Fare fumetti: manuale di fumetti a fumetti, Vivacomix, Pordenone, 2000, p. 8), e questo passaggio dalla vignetta alla sequenza è un classico della didattica per spiegare cosa sia un fumetto, cioè una forma di narrazione in cui (di solito) interagiscono e si arricchiscono reciprocamente elementi iconici e verbali, fondata sulla giustapposizione o sequenza di unità narrative (vignette, immagini e altre figure) che danno vita a un racconto. 
Questo è un primo passo per iniziare ad affrontare il fumetto, cioè un linguaggio complesso, un testo sincretico, una forma narrativa con i suoi generi e i suoi stili. E se più che la sua storia, su cui molto è stato scritto, si vuole introdurre e affrontare un discorso stilistico, è didatticamente ottimo un volume intelligente come Esercizi di stile di Matt Maddon (NdR Matt Matton, Esercizi di stile. 99 modi per raccontare una storia, Black Velvet, Bologna, 2007). Il libro gioco con l'omonimo testo di Raymond Queneau. L'esperimento (o meglio: gli esperimenti) di uno dei principali esponenti dell'Ou.Li.Po. diventa il modello per riflettere sulla complessità di un linguaggio del fumetto, sulla sua ricchezza e potenzialità, sul segno caratteristico di un autore o di un genere narrativo, sulla sua parziale codificazione e sulla struttura di una narrazione a fumetti (in termini grafici di montaggio).
Alberto Sebastiani "Leggere il fumetto, scrivere il fumetto" in Il fumetto tra arte, storia e letteratura, Incontri con Atak, Isabel Kreitz, Blutch, Francesca Ghermandi e Giorgio Vasta, Clueb, Bologna, 2012, pp.16/17.

Alberto Sebastiani (a cura di),
Il fumetto tra arte, storia  e letteratura. 

Incontri con Atak, Isabel Kreitz, Blutch, 
Francesca Ghermandi e Giorgio Vasta,
Clueb, Bologna, 2012
© tutti i diritti riservati

Il libro Il fumetto tra arte, storia e letteratura ha preso forma nell'ambito del progetto di laurea magistrale in Culture Letterarie Europee organizzata tra Italia (Facoltà di Lettere e Filosofia Bologna), Francia (Mulhouse e Strasburgo) e Grecia (Salonicco), a cui la Commissione Europea ha concesso il Label di eccellenza Erasmus Mundus, e BilBOlbul il Festival Internazionale di fumetto, di Hamelin Associazione Culturale, che ogni anno si svolge a Bologna.

Dopo otto anni dalla creazione di BilBOlbul - studi sul fumetto, un progetto che, nelle parole dei suoi ideatori "ancor prima di pensare al festival, si poneva innanzitutto con l'intento di approfondire la storia del fumetto attraverso lezioni di studio dell'immaginario", nel 2009 Hamelin ha colto la proposta dell'Università di Bologna di collaborare ad una serie di incontri che potessero rappresentare una volontà pedagogica e formativa di alto livello per studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia.

Dopo gli incontri del 2010 e del 2011, quelli dell'edizione 2012 di BIlBOlbul sul tema del confine hanno avuto come protagonisti Atak (Germania), Blutch (Francia), Isabel Kreitz (Germania) e l'italiana Francesca Ghermandi insieme a Giorgio Vasta. Le loro conversazioni con Ilaria Tontardini, Vittorio Giacopini, Matteo Stefanelli ed Enrico Fornaroli sono entrati in questo volume, un prezioso documento, uno strumento per comprendere come l'immaginario attorno a un libro a fumetti possa essere complesso e strutturato.

A curarla è Alberto Sebastiani che, oltre ad essere un caro e prezioso amico, è assegnista di ricerca del Dipartimento di Italianistica dell'Università di Bologna, scrive per le pagine culturali de "La Repubblica" di Bologna e "La Gazzetta di Parma", ed è l'ideatore di un blog su Repubblica.it di Bologna: C@ffè letterario.Bo. Alberto si occupa di linguistica e critica letteraria (soprattutto militante, attenta agli autori italiani contemporanei) e ha pubblicato studi su testi riconducibili alla cultura popolare e pop (dai feuilletons ai fumetti) e ai nuovi media (dagli sms ai blog). Tra le sue pubblicazioni: "Le parole in pugno. Lingua, società e culture giovanili in Italia dal dopoguerra a oggi" (Manni 2009) e "Lingua e cultura italiana. Studio linguistico e immaginario culturale" (Archetipolibri 2010). Ha inoltre curato i volumi "Opere" e "Lettere" di Silvio D'Arzo (Mup 2003 e 2004), "La penna e lo spartito. Scrittori, musica e scrittura" (MobyDick 2005), l'antologia "Mica male il tuo libro. Racconti e aneddoti sull'incontro-scontro con il lettore" (2006) e "Il fumetto tra arte, storia e letteratura. Incontri con Atak, Isabel Kreitz, Blutch, Francesca Ghermandi e Giorgio Vasta" (Clueb 2012). Con le immagini di Gianluigi Toccafondo ha pubblicato "Padre Marella" per BUP (Bologna, 2010).

Alberto Sebastiani
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C'è una provocazione che funziona sempre, per stimolare il primo passo del viaggio nella vastità del panorama narrativo del fumetto: affermare che «dire "fumetto" è come dire "letteratura"». Cioè che in entrambi i casi si tratta di iperonimi per ambienti di espressioni testuali in cui esistono tradizionali classificazioni storiche e formali, canoni, distinzioni tra produzione alta e basa, o popolare, tra ricerca sperimentale, "stile semplice" ed espressionismo, tra stile autoriale e di genere. Sono iperonimi che includono tutto questo e molto altro, sui quali esiste una vasta bibliografia teorica e critica. Culturalmente, però, nel termine letteratura è implicita una connotazione positiva, anche se usato pure per libri che in termini di qualità e di valore letterario hanno ben poco da offrire. Nel caso del termine fumetto, la situazione è ben diversa.Alberto Sebastiani, idem, p. 18. 

Motivato da uno profonda e sempre attenta conoscenza dei generi e dal desiderio di cambiare il senso di queste inutili connotazioni, Alberto Sebastiani ha pensato di dare vita a Il nastro di Moebius. Dialoghi tra scrittori e fumettisti un'interessante rassegna di incontri tra scrittori celebri, autori anche di sceneggiature per fumetti, e fumettisti, accomunati da esperienze lavorative e affinità, che dialogheranno sul connubio tra scrittura letteraria e fumetto, sulle dinamiche che sottostanno la trasposizione in fumetto di un’opera letteraria.

Il luogo scelto è la Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale che diverrà così un crocevia di riflessioni sui linguaggi della contemporaneità. Sei appuntamenti, da oggi al mese di febbraio, moderati da Alberto, per scoprire, o approfondire, la continua interazione creativa tra scritture e linguaggi diversi, una delle cifre della narrazione contemporanea, che a Bologna ha molti e validi esponenti, sia tra gli scrittori sia tra i disegnatori, di cui la Biblioteca ospiterà mostre temporanee.

Chialab
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Nel primo appuntamento, in programma  OGGI  alle ore 18, Carlo Lucarelli e Onofrio Catacchio saranno i protagonisti dell’incontro Coliandro, un personaggio che corre tra i linguaggi. Coliandro è telefilm, racconti, romanzi, anche fumetti. Le storie e i personaggi di Carlo Lucarelli sono spesso crossmediali e proprio grazie al fumettista Onofrio Catacchio le avventure di Coliandro sono diventate fumetti. Un’idea nata negli anni Novanta a Bologna, nell’ambiente del Gruppo 13 bolognese e della sperimentazione di Granata Press, e riproposta negli anni Zero, in piena riscoperta del racconto a fumetti. 

La conversazione tra Lucarelli e Catacchio sarà l’occasione per scoprire cosa significhi far vivere tra più linguaggi un personaggio e, in particolare, per conoscere da vicino un’idea e una storia nate a Bologna, con artisti legati alla città che hanno saputo raccontarla in giallo, a fumetti, come rappresentato nelle tavole originali di Catacchio – Coliandro a fumetti – in esposizione nella Biblioteca di San Giorgio in Poggiale dal 19 al 27 novembre 2012.


PROGRAMMA


IL NASTRO DI MOEBIUS
PROSSIMI DIALOGHI


mercoledì 28 novembre 2012, ore 18

Raccontare i luoghi della paura

Barbara Baraldi e Paolo Barbieri

Esposizione delle tavole di Paolo Barbieri: L’inferno di Dante (28 novembre – 11 dicembre) 


giovedì 13 dicembre 2012, ore 18

Le affinità elettive

Vasco Brondi e Andrea Bruno

Esposizione delle tavole di Andrea Bruno: Come le strisce che lasciano gli aerei (13 dicembre – 10 gennaio) 


mercoledì 16 gennaio 2013, ore 18

(Ri)leggendo Andrea Pazienza

Emidio Clementi e Gianluca Morozzi

Esposizione dei fumetti di Pazienza amati dagli autori: Il “nostro” Paz (16 – 29 gennaio) 


venerdì 1 febbraio 2013, ore 18

Quando il mio racconto diventa un fumetto

Marcello Fois
e Daniele Serra

Esposizione delle tavole di Daniele Serra: Carne (1 – 11 febbraio) 


mercoledì 12 febbraio 2013, ore 18

Dare un volto a Sarti Antonio, dare un volto a Bologna

Loriano Macchiavelli e Otto Gabos

Esposizione delle illustrazioni di Otto Gabos: Per Sarti Antonio (12 – 19 febbraio)



INFO

BIBLIOTECA DI SAN GIORGIO IN POGGIALE
Via Nazario Sauro 22 - Bologna

Annalisa Bellocchi
051 2754127 | 338 1537468 | annalisa.bellocchi@fondazionecarisbo.it

Francesco Tosi
051 2754060 | 366 6035317 | francesco.tosi@fondazionecarisbo.it

Alessandra Lauria
051 2754003 | 366 6449229 | alessandra.lauria@fondazionecarisbo.it

domenica 18 novembre 2012

SCRIBA FESTIVAL, BABELIT E LA SCRITTURA SENZA CONFINI

© tutti i diritti riservati

È nato per mano di Finzioni associazione culturale e Bottega di narrazione  fondata da Carlo Lucarelli, Giampiero Rigosi e Michele Cogo con la supervisione di Beatrice Renzi, SCRIBA FESTIVAL, il primo festival italiano dedicato al mestiere di scrivere.  A ospitarlo, dal 16 al 18 novembre (qui il programma), la città di Bologna, San Lazzaro (che patrocinano l'iniziativa insieme alla Provincia di Bologna) e Zola Predosa.
Generato da un'idea di Manuela Draghetti, Michele Cogo e Piero Di Domenico, con Carlo Lucarelli, Ermanno Cavazzoni, Marcello Fois e gli stessi Giampiero Rigosi e Michele Cogo a comporne il prestigioso comitato scientifico e TheHookCom come partner dell'iniziativa, SCRIBA FESTIVAL è sostenuto dal progetto culturability e dalla Fondazione Unipolis  (vicini da sempre a Bottega Finzioni), da IMA e coop Adriatica ed è in collaborazione con librerie.coop, Mediateca di San Lazzaro e il Corso di Laurea Magistrale in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale dell'Università di Bologna.

Ho desiderato scrivere tutte le collaborazioni che si sono strette attorno a quest'iniziativa perché SCRIBA ha senz'altro il riconosciuto merito, tra le molte di cose, di aver messo finalmente in luce quello che è uno dei tratti storicamente distintivi dell'identità di Bologna, appunto l'atto primo del concretizzarsi del pensiero, il mestiere di scrivere.

Mestiere, perché di questo si parla, appunto, del gesto di imparare che è reso possibile solo dalla messa in pratica di un agire che della condivisone della conoscenza ha fatto un valore e un criterio di apprendimento, che richiede indubbi talento e applicazione ma che necessità di particolari strumenti per essere affinato e reso produttivo perché, con buona pace di chi non la pensa così, di scrittura o, meglio, di molti tipi di scrittura si può vivere.
In un momento dove tutto diventa virtuale, anche le comunità di scrittori, Scriba vuole essere un punto di incontro, di condivisione e di riflessione. L’idea è trasformare per tre giorni Bologna in un laboratorio di idee per una nuova riflessione dal vivo sul tema delle scritture per mestiere.
Esperti, professionisti e appassionati si confronteranno non solo su come si scrive un romanzo, un blog, il testo di un film ma anche su come nascono i foglietti illustrativi contenuti nelle scatole di medicinali, una lettera, il testo di una canzone e molto altro ancora.
Di questo hanno parlato, stanno parlando e parleranno nel corso di questa prima edizione, oltre agli scrittori già citati,  Spiro Scimone (Scrivere per il teatro), Sergio Rizzo (Il giornalismo d'inchiesta),  Federico Taddia (Scrivere per la radio e scrivere una rubrica quotidiana), Marco Cavani e Beppe Cottafavi (La rubrica dei lettori: scrivere una lettera), Mogol (Scrivere canzoni), Janna Carioli (Scrivere per ragazzi), Vittorio Giardino (Scrivere fumetti - NdR Vittorio Giardino. La Quinta Verità sarà una delle mostre della prossima edizione di BilBolbul 21/24 febbraio 2013), Sandrone Dazieri (Scrivere per una collana editoriale) e Wu Ming 2 (Scrivere di viaggi) tra i molti altri.

Tutti gli appuntamenti del festival sono gratuiti e aperti al pubblico e sono gestiti da aspiranti scrittori, gli allievi della Bottega Finzioni (le iscrizioni alle selezioni per il 2013, che con Bottega Ragazzi si aprirà alla Produzione per Bambini e Ragazzi,   rimarranno aperte fino al 30 novembre 2012). Inoltre, le tre giornate di SCRIBA possono essere seguite in diretta, oltre che su Twitter (attraverso l’hashtag #Scriba), anche sulle frequenze di Radio Rai 3.

Nel corso di SCRIBA, ieri mattina in un incontro alla Libreria Coop Zanichelli è stato presentato, da Walter Dondi (direttore di Fondazione Unipolis), Giampiero Rigosi, Michele Cogo, Maurizio Marinelli (Presidente del Centro studi e casa editrice Baskerville) e Sun Wen-Long (blogger), BABELIT, un contest dedicato alle scritture migranti degli autori di origini straniere che vivono nel nostro Paese e che hanno scelto la lingua italiana per raccontare.

 

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BABELIT è uno spazio aperto ai giovani talenti della scrittura, in cui s’incontrano culture, vite, storie e stili in evoluzione. Vogliamo riempirlo con quei racconti senza frontiere che ci parlano delle identità emergenti in questa società in trasformazione, nella quale si fondono le radici e le tradizioni di provenienza. Pensieri e parole, capaci di unire mondi ancora troppo lontani e di costruirne dei nuovi. 
Un contest letterario all’insegna della multiculturalità e del melting pot, rivolto a persone under 35 anni di origine straniera che vivono in Italia, agli italiani di seconda generazione nati qui da genitori provenienti da un’altra terra, così come a chi è italiano da generazioni. La partecipazione è aperta anche a racconti e testi in forma di lettera composti da due o più persone, scritti in una lingua italiana rivitalizzata dall’interscambio alimentato dalle culture migranti.

L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Unipolis all’interno del progetto culturability e da Bottega Finzioni, in collaborazione con Baskerville, l’ONG COSPE-Cooperazione allo Sviluppo dei Paesi Emergenti, la rivista Internazionale e l’agenzia di comunicazione TheHookCom, è stata presentata a pochi giorni dalla proposta del Sindaco di Bologna Virginio Merola di riconoscere la cittadinanza onoraria ai minori nati a Bologna ma figli di immigrati stranieri. Un gesto che, seppur simbolico, ci auguriamo sarà presto seguito da altri Sindaci altrettanto lungimiranti in modo da costringere finalmente questo nostro Paese, che ha l'ardire di definirsi civile, a risolvere questa vergognosa situazione. Un segno che restituisce dignità alla storia e all'impegno profuso dalla città nel promuovere e sostenere da sempre e sopra ogni cosa i diritti della persona.

Il Presidente Dondi, in ideale continuità con il pensiero del Sindaco e con i presupposti che stanno alla base della Fondazione Unipolis e cioè la scelta della cultura come uno degli assi portanti, e allo stesso tempo trasversali, della propria attività, a partire dalla consapevolezza che essa rappresenta un fattore essenziale per la crescita sociale e civile delle comunità, nel presentare BABELIT sostiene con convinzione che la promozione della cultura è il fattore primo di coesione e inclusione sociale, l'unico capace di favorirne l’accesso ai soggetti tradizionalmente esclusi.

BABELIT, in questo senso, offre una grande e nuova opportunità di conoscenza, nelle parole di Michele Cogo che aveva nel cuore come primo titolo del contest un generativo Come le Api, un ribaltamento delle torre di Babele, un cambio di visione dove i diversi linguaggi non divengono motivo di incapacità di comunicazione ma profetica risorsa per quel racconto del mondo, dei mondi, degli uomini e delle donne, che è la letteratura.

Quello che interessa ai creatori di BABELIT, dunque, è la scoperta di questa terza lingua, quella che si parla già nelle strade, nei corridoi delle scuole, nei blog, alle fermate degli autobus, dice Giampiero Rigosi, che non è fedele né a quella di origine né a quella acquisita ma il frutto di nuovo modo di usare e concepire l'espressione linguistica nella sua salvifica evoluzione offerta dall'uso quotidiano, informale e vivo, che qui diviene sguardo, elemento di studio, di riflessione e, al contempo, motivo di interesse per una necessaria e tempestiva interrogazione su ciò che diverrà la scrittura nel tempo.

Che l'interrogazione sia necessaria, imprescindibile e della sua tempestività lo hanno sottolineato la presenza e l'intervento Sun Wen-Long.

Sun Wen-Long
© tutti i diritti riservati
Sun Wen-Long è un blogger italiano di origine cinese, nato a Brescia nel 1988. Fa parte dell’associazione Associna che promuove l’integrazione tra la popolazione cinese e italiana in Italia. A 18 anni ha acquisito la cittadinanza italiana per Jus soli. Ha partecipato alla creazione di Rete TogethER (Rete regionale delle associazioni giovanili e interculturali) di Rete Mier (Media interculturali dell’Emilia-Romagna).

Sun Wen-Long, è uno dei protagonisti della serie web Lettere italiene: sei cortometraggi che narrano la storia di chi cerca di ottenere la cittadinanza italiana e nel 2011 ha scritto Nuove lettere persiane. Sguardi dall'Italia che cambia con la prefazione di Gad Lerner e pubblicato da Ediesse in collaborazione con Cospe e Internazionale.

Sun Wen-LOng, Nuove lettere persiane.
Sguardi dall'Italia che cambia
,
Ediesse, 2011
© tutti i diritti riservati

Sun Wen-Long racconta della sua passione per la lettura fin da quando era bambino, alimentata dalla noia che si impadroniva di lui mentre trascorreva le ore dopo la scuola nel ristorante dei genitori e rifuggita nell'edicola che si trovava fortunatamente proprio lì di fronte. Sun We-Long, scrive naturalmente in italiano perché è la sua lingua, seppur arricchita di sfumature di conoscenze altre, e racconta di quanti ragazzi come lui scrivono solo che, magari per timidezza, non riescono a parlare in pubblico e a fare di questo atto un elemento del racconto dell'originalità della loro visione del nostro Paese, della loro particolare identità che è quella di molti italiani di oggi ma lo sarà di un numero sempre maggiore nel futuro.

Racconta anche, Sun del fatto che, magari, molti altri ragazzi potrebbero scrivere ma sono così impegnati a cercare di  uscire dalle maglie di un cieca e folle burocrazia, la nostra, che li costringe a occuparsi di continui e stupidi rinnovi del permesso di soggiorno, a fronteggiare i colpi del mai sopito razzismo che tristemente abita anche nel nostro Paese, a cercare di vivere la loro non facile vita, che di fatto non trovano il tempo necessario per farlo.

Anche per loro, da cinque anni, Sun si occupa di volontariato per fare della fortuna e della sofferenza della sua vita un dono a favore dei suoi coetanei o dei suoi amici più piccoli di cui si sente per molti versi il Big Brother.
La sua lotta è fatta delle parole che usa nelle pagine, negli incontri, nelle interviste... "mi sono trovato al centro dell'attenzione mio malgrado"... ma che per il momento vuole limitare all'espressione di una passione, come arma contro ogni forma di ignoranza e discriminazione.

Nella testimonianza di Sun Wen-Long, BABELIT può fare anche questo.


INFO BABELIT.

L’iscrizione al contest, completamente gratuita, sarà effettuabile sul sito www.culturability.org fino al 17 marzo. Allo stesso indirizzo saranno resi disponibili tutti i racconti dichiarati ammissibili. Gli scrittori esordienti ed emergenti fino a 35 anni (non vincolati da contratto editoriale e non iscritti alla SIAE) potranno inviare i proprio racconti inediti on-line, caricandoli direttamente tramite l’apposito modulo. Solo per i partecipanti di età inferiore ai 18 anni, è richiesta l’autorizzazione di un genitore/tutore legale che andrà inviata via fax o posta.
Gli scritti non dovranno superare le 6.000 battute (spazi inclusi). I partecipanti potranno, in maniera facoltativa, inviare delle foto a corredo del testo e segnalare un link a video pubblicati su Youtube o Vimeo. I testi arrivati saranno sottoposti a un primo giudizio per valutare se rispettano regolamento e tematica del contest; quelli dichiarati ammissibili saranno pubblicati entro breve sul sito di culturability nella sezione I Racconti
Una commissione di autori ed esperti effettuerà poi una valutazione di merito dei testi ammissibili, selezionando i 15 migliori racconti che verranno inseriti in un e-book pubblicato dalla casa editrice Baskerville. Tra questi, la stessa commissione sceglierà un autore a cui verrà assegnata una borsa di studio annuale per i corsi 2014 di Bottega Finzioni.

La commissione di esperti è composta da:
Antonella Agnoli, saggista ed esperta di biblioteche 
Camilla Bencini, coordinatrice Area Intercultura e Diritti di Cittadinanza COSPE
Michele Cogo, scrittore e fondatore di Bottega Finzioni
Walter Dondi, direttore della Fondazione Unipolis
Jadelin M. Gangbo, scrittore
Roberta Franceschinelli, Fondazione Unipolis
Carlo Lucarelli, scrittore e fondatore di Bottega Finzioni
Maurizio Marinelli, presidente di Baskerville
Gianpiero Rigosi, scrittore e fondatore di Bottega Finzioni
Simona Vinci, scrittrice
Sun Wen-Long, blogger e membro di Associna
Un membro della redazione di Internazionale

Fondazione Unipolis
Roberta Franceschinelli – roberta.franceschinelli@fondazioneunipolis.org 
tel. 051.6437610 

Bottega Finzioni
ufficio stampa – stampa@bottegafinzioni.it



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