SEZIONE NON FICTION - MENZIONE
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Paul Rouillac, Masques,
Mango Editions, Paris, France, 2011
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Quasi non esiste una componente delle varie culture che sia ossessivamente determinante come la Maschera. E, ovviamente, è proprio la tridimensionalità che può rendere appieno il senso di questo “oggetto” valido per infinti usi: dalla religione al carnevale, dalla mitografia alla Comic Art. Rendendosi splendidamente tridimensionale, con una abilità tecnica e una severità scientifica che lasciano sorpresi, la Maschera fa viaggiare il Museo. Siamo, ad un tempo, pronti a diventare bambini, pronti a diventare scienziati, pronti a diventare complici. Questo libro “miniaturizza” e rende infinitamente fruibile uno spazio che non ha confini: si apre, si sfoglia, si osserva, si legge. E allora si è poi in quell’Altrove dove non ci sono inganni, perché di fronte alle maschere “vere” che qui presentano, rinascono tutte le domande, anche quelle censurate. Come se guardassimo una tela di Gauguin, siamo qui a domandarci da dove veniamo e, chissà, forse perfino dove andiamo. La non ostentazione tipografica ne fa un oggetto di una singolare eleganza. La maschera tridimensionale apre una nuova stagione della letteratura per l’infanzia: i bambini diranno come si visita questo domestico museo.
Paul Rouillac ha una vera passione per la maschere. Dopo un libro dedicato a quelle africane, e un altro a quelle asiatiche, Masques, uscito sempre per la Mango Editions, è il terzo titolo in cui le celebra. Qui 12 maschere, scelte tra i capolavori del Musée du Quai Branly, prendono vita nella suggestiva dimensione pop-up. Corredate ciascuna da una legenda che ne riporta provenienza, storia e caratteristiche, riprodotte con una qualità grafica di alto livello, le maschere di Rouilliac offrono un originale percorso mondiale nelle società tradizionali che più hanno usato questo oggetto simbolico e universale che risale a tempi antichissimi.
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Paul Rouillac, Masques,
Mango Editions, Paris, France, 2011
© tutti i diritti riservati |
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Paul Rouillac, Masques,
Mango Editions, Paris, France, 2011
© tutti i diritti riservati |
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Paul Rouillac, Masques,
Mango Editions, Paris, France, 2011
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SEZIONE NON FICTION - MENZIONE
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Claire A. Nivola, Orani. My father's village,
Farrar, Straus and Giroux/MacMillian,
New York, USA, 2011 © tutti i diritti riservarti |
Le motivazioni della giuria.
Nella grande e splendida tradizione della pittura naïf si colloca una varietà di temi e tendenze che mostrano quanto sia vario, molteplice, inquietante questo universo visivo che – davvero a torto – è stato definito di volta in volto “ingenuo”, “povero”, "puerile". In realtà le incantevoli immagini di questa struggente memoria sono, una per una, anche trattati di antropologia culturale, resi fra l’altro con una minuziosa precisione che sfugge alla scienza. Così la preziosa unicità di Nivola chiede un colloquio con il Doganiere e con Ligabue, ma per affermare che Orani doveva e poteva essere narrato solo così, ovvero con una struggente abilità che fosse soprattutto veritiera. Rivolta in primo luogo all’infanzia, questa cronaca si regge su tavoli, stoviglie, pergolati, sedie, armadi, letti, focolari. Nivola non ha voluto che scomparissero nel Grande Magazzino della omogeneizzazione, li ha ritrovati e dipinti. La storia vera qui si articola in presenze infinite, tutte vive di un affetto rigeneratore e sapiente che le conserva con i toni, i contorni, le strutture di un Ricordo che concede respiro senza limiti e amore senza ipoteche.
Il ricordo di Orani che Claire A. Nivola racchiude in queste pagine per l'editore Farrar, Straus and Giroux, è quello della terra natia del padre, il grande pittore e scultore nuorese Costantino Nivola. Se a Orani vi capiterà di andare non perdetevi una visita al Museo a lui dedicato.
Orani qui è vista con gli occhi di Claire bambina e attraverso le parole del racconto che il padre faceva dell'isola dal mare color smeraldo che era solito descrivere come luogo racchiuso e definito da due evocative parole "orrori e delizie". Terra di contrasti dunque, di luce mediterranea e ombre. Il luogo per eccellenza dell'habitus dell'artista. Costantino Nivola ha amato molto il paese che gli ha dato le origini e lo ha fatto sempre entrare e uscire dalla sua grande arte. Il viaggio di Claire è un viaggio a ritroso, alla ricerca di quelle prime emozioni ritrovate e arricchite dalla visioni e dalla narrazione del padre che qui ci restituisce con grande nitore, bellezza e verità. Orani nelle sue mani, e nelle sedimentazioni della memoria, si trasforma da luogo d'infanzia a luogo astratto, quindi tanto più reale, di tutte le infanzie.
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Claire A. Nivola, Orani. My father's village,
Farrar, Straus and Giroux/MacMillian,
New York, USA, 2011 © tutti i diritti riservarti |
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Claire A. Nivola, Orani. My father's village,
Farrar, Straus and Giroux/MacMillian,
New York, USA, 2011 © tutti i diritti riservarti |
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Claire A. Nivola, Orani. My father's village,
Farrar, Straus and Giroux/MacMillian,
New York, USA, 2011 © tutti i diritti riservarti |
SEZIONE NON FICTION - MENZIONE
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Ogden Nash/C. F. Payne, Lineup For Yesterday,
The Creative Company, Mankato, USA, 2011
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Guardando questi volti definiti dall’arte minuziosa di un antico miniaturista, osservando la cura dei caratteri e la splendida analisi tipologica qui realizzata, si è tentati di considerare il libro “solo” come uno dei più geniali trattati di sociologia dello sport. Ma c’è molto altro ancora. Il tessuto pittorico deriva da una grande lezione che oscilla tra l’Espressionismo e la Nuova Oggettività, pertanto questo libro appartiene anche alla storia dell’arte. Ma la calcolata e finissima deformazione rimanda anche da Daumier e fa pensare al desiderio di definire una Storia minuziosa, raccolta nello spazio breve e dilatabile di una vicenda piena di connotazioni che si può leggere anche come una Metafora. L’atmosfera di queste figure è volutamente crepuscolare, esse sono splendidamente ambiziose: occhi, nasi bocche, mani ripropongo il silenzio della Storia su particolari che si smarriscono. Payne racconta molte vicende con la vibrante precisione dei toni, con l’unicità dei suoi contorni: chiama gli spettatori a condividere il Dramma, non concede tregua, è un Reporter della Caratterologia.
Nel 1949, la rivista americana "SPORT Magazine" pubblicò Lineup for Yesterday, una raccolta di poesie di Ogden Nash dedicata alle figure dei grandi protagonisti che hanno giocato nel campionato più importante di baseball dal 1800 fino agli inizi del 1900. Odgen decise di raccontare, attraverso l'espediente dell'ordine alfabetico, le 24 vere e proprie leggende di questo affascinante sport.
La casa editrice The Creative Company ha deciso di riprendere questo capolavoro per farlo rivivere nelle menti e nei cuori delle nuove generazioni di fan.
In origine i testi di Nash erano accompagnati da fotografie. Il valore di questa nuova pubblicazione è stato arricchito dalla scelta dell'editore di coinvolgere invece l'illustratore C. F. Payne, una scelta che si è rivelata davvero felice.
Il baseball è stato lo sport che forse più di intensamente ha influenzato la narrazione americana.Tutti noi ricordiamo bellissimi film e grandi letture.
Se volete concedervene ancora una, di letture, è appena uscito L'arte di vivere in difesa (Rizzoli, 2012), opera prima di Chad Harbach, un libro davvero strepitoso.
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Ogden Nash/C. F. Payne, Lineup For Yesterday,
The Creative Company, Mankato, USA, 2011
© tutti i diritti riservati |
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Ogden Nash/C. F. Payne, Lineup For Yesterday,
The Creative Company, Mankato, USA, 2011
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SEZIONE NEW HORIZONS - VINCITORE
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José Manuel Mateo/Javier Martínez Pedro,
Migrar, Ediciones Tecolote, Mexico City, Mexico, 2011
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Mirabile è l’intuizione che preliminarmente conduce alla realizzazione di un libro come questo, pronto a dominare, da solo, uno scaffale che non può ospitare altri racconti. L’espediente che conduce fino alla gremitura – ancora misteriosa – che era alla base della “pittura delle grotte”, viene qui riproposto in tutto il suo struggente messaggio. Tutti insieme, tutta la storia, tutti i personaggi, il Dopo accanto al Prima, perché lo Sviluppo non è dato da scansioni ma dal modo di “leggere” che ogni fruitore può usare. Non solo, tuttavia, da un ancestrale bisogno di gremire deriva il fascino di questa inquietante struttura narrativa, perché anche la Comic Art, la Pop Art, i pittori “muralisti”, gli affreschi densissimi, le stoffe, i Presepi, gli “ex-voto” concorrono a stabilire un grande Antefatto visivo. Poi c’è la suggestione misteriosa di una possibile "decifrazione": una suggestione offerta dalla miriade di microstorie che qui si delineano, una per una. Si sente la forte influenza degli affreschi di Diego Rivera e di David Alfaro Siqueiros, e soprattutto delle incisioni su legno si José Guadaloupe Posada. Un senso come di miracolo entro questa Babilonia grafica: a non subire lo Spaesamento saranno proprio i bambini, complici e in attesa.
Questa storia prende forma nel modo tradizionale dei nativi Xalitla, su carta corteccia piegata come fosse uno schermo che svela davanti ai nostri occhi, frammento dopo frammento, il farsi della narrazione.
La costruzione dei libri di valore non è mai distaccata dal racconto di cui sono portatori.
José Manuel Pedro Mateo e Javier Martinez ci mostrano, in parole e immagini, la dura realtà dei messicani indigeni dall'America in cerca di una nuova possibilità di vita che si possa dire degna di essere vissuta da un essere umano, il miraggio al di là del confine.
È un bambino che racconta del viaggio della sua famiglia e, insieme, le migliaia di pericolosi e umilianti viaggi della speranza che i bambini messicani o centroamericani, soli o con le loro famiglie, tentano per arrivare negli Stati Uniti.
Migrar è un libro difficile, impietoso come può esserlo solo il racconto di una verità tragica, di una memoria che si è fatta storia quotidiana, il racconto per voce di quei quasi 50 000 bambini messicani che attraversano il confine e parlano alla nostra coscienza.
Giusta menzione di merito per gli autori e la Ediziones Tecolote che hanno reso possibile questa pubblicazione.
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José Manuel Mateo/Javier Martínez Pedro,
Migrar, Ediciones Tecolote, Mexico City, Mexico, 2011
© tutti i diritti riservati
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José Manuel Mateo/Javier Martínez Pedro,
Migrar, Ediciones Tecolote, Mexico City, Mexico, 2011
© tutti i diritti riservati
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SEZIONE NEW HORIZONS - MENZIONE
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Farideh Khalatbaree/Ali Boozari,
Misunderstanding, Shabaviz Publishing Company,
Teheran, Iran, 2011 © tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Il recupero della "sgorbia", ovvero dello strumento principe della "linoleografia" o dell’incisione su legno, non sarà mai lodato abbastanza. Poiché c’è tutta una specifica tradizione pedagogica e didattica che si incentra su queste tecniche antiche e preziose, con un libro basato su di esse il bambino può essere protagonista, può non solo guardare e leggere, ma anche “rifare” ciò che gli viene proposto. Il libro, però, vale soprattutto per l’abilità, per la finezza, per la precisione con cui si rinnovano le tecniche antiche su cui si basa. Perché se la ricca esibizione di un glorioso passato è qui evidente, non meno valido è il dialogo con il presente, reso perfino ironico dalla concomitanza indubbia di “icone” della modernità. Ma non si deve tacere anche della particolare preziosità dell’impaginato né dalla cura grafica con cui congiunge, alla purezza dell’incisione su legno, un “valore aggiunto” di tipo Informale che vede una sapienza materica molto ricca di motivi ulteriori. Piccoli gioielli grafici che però motivano grandi riflessioni: neppure l’atelier di Paul Klee è davvero lontano da queste pagine.
Per conoscere e comprendere il valore dell'uso pedagogico della "sgorbia", fortemente caldeggiato e valorizzato nelle motivazioni della giuria, non perdetevi La via della sgorbia, il libro che Antonio Faeti scrisse nel 2003 per la Giannino Stoppani Edizioni, un viatico esperenziale nella pedagogia estetica che il giovane maestro Faeti condusse insieme agli alunni delle sue classi elementari.
L'arte della linoleografia, espressa in Misunderstandig alla sua ennesima potenza, dunque come possibilità di conoscenza e formazione capace di coinvolgere in un fare educativo e creativo già i bambini. Qui la preziosa lineoleografia di Ali Boozari segue poi, nei modi e nelle raffigurazioni, con citazioni e riferimenti iconografici (dalla scelta alla disposizione degli elementi calligrafici, all'uso delle miniature e delle stampe delle tradizione fino alla messa in pagina e al formato...) tutti gli stilemi della tradizione persiana fino a farsi paesaggio ideale per accogliere e vivificare le parole di Rumi, il poeta mistico della Persia del XIII secolo, riscritte da Farideh Khalatbaree, e farle entrare nella contemporaneità. La giuria del BRAW, con una decisione singolare, già nel 2004 elesse la Shabaviz Publishing Company, per l'intero della lista dei libri presentati per il premio, vincitrice della sezione New Horizons.
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Farideh Khalatbaree/Ali Boozari,
Misunderstanding, Shabaviz Publishing Company,
Teheran, Iran, 2011 © tutti i diritti riservati |
SEZIONE NEW HORIZONS - MENZIONE
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Rambharos Jha, Waterlife, Tara Books,
Chennai, India, 2010 © tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Ci si trova di fronte a una vera “alterità” grafica, tale da indurre a nuove riflessioni di tipo sia pittorico che illustrativo. Questa “alterità” stupisce, allieta, soddisfa, ma soprattutto incuriosisce e incanta. Vengono in mente le possibilità vere di un dialogo autentico fra le culture, perché questi incantevoli segni, questa magica miriade di frammenti visivi, queste campiture di colori che davvero sono ricami chiedono di entrare propriamente nel nostro orizzonte conoscitivo. Il viatico, per l’ingresso autentico in questa dimensione figurale, è offerto ovviamente dalla Fiaba, e una dimensione propriamente “esopiana” si propone chiaramente in questi assemblaggi che sono sia materici che sapienziali. Ma congiungendo l’Alterità, l’Esotismo, l’ansia di conoscere con la piacevolezza di queste tessiture si ottiene una sconcertante “novità”, piena di seduzioni e di emozioni. Certo l’infanzia necessita oggi più che mai di queste avventure del senso e dello sguardo. La stimolante distanza culturale qui espressa, così come la fascinosa alterità che qui si palesa, affascinano anche la nostra percezione e producono rinnovata conoscenza.
Serigrafie a mano e poemi classici Tamil del II secolo, di questo sono composte le meravigliose pagine di Waterlife, il libro della casa editrice indiana Tara Books che già nel 2008 vinse il BRAW, sempre nella sezione New Horizons con The Night Life of Trees. Certo stupisce, dopo quattro anni e anche per la situazione attuale del Paese di provenienza, vedere la raffinata, riconosciuta e molto apprezzata Tara Books, che ormai ha diffuso i suoi libri ben oltre i confini indiani, partecipare al premio nella sezione che mette in luce i libri dei "Paesi emergenti" ma così è e ce ne facciamo un ragione.
Waterlife, con il titolo Vite d'acqua. Bestiario del Gange (Salani Editore, 2011), è apparso nelle nostre librerie ben prima di aggiudicarsi la prestigiosa menzione.
Rambharos Jha, nelle pagine finali di Vite d'acqua, racconta così il suo inusuale e affascinante percorso artistico che lo ha accompagnato alla creazione del libro:
L'arte è una componente fondamentale della vita degli abitanti del Mithila nello stato di Bibar. In questa regione dell'India nordorientale la tradizione vuole che i muri e i cortili delle case siano dipinti in occasione delle festività. Alla fine degli anni Settanta questa arte ha viaggiato dai muri alla carta.
Sono nato a Durbanga, capitale culturale del Mithila, ma mio padre ci ha portati con sé a Madhubani, per fare parte di un progetto culturale e artistico dello stato. Questo progetto aveva l'ambizione di dare nuovo slancio alle tradizioni artistiche regionali ma anche di aiutare gli artisti a vivere della loro arte. Poiché per tradizione erano le donne a decorare i muri e i cortili esse partecipavano numerose al progetto. Mentre vivevamo a Madhubani ho avuto occasione di osservare i loro dipinti. Ho passato ore a osservarle a lavorare. Prima non avevo mai sentito parlare di questa arte. Nel mescolare colori e idee le donne creavano disegni che mi stregavano. Dopo aver osservato ho imparato anch'io questa arte. Mi seduceva l'idea che si potessero utilizzare colori che appartenevano alla natura. Così il gelsomino ci dava l'arancione, le foglie del cotone il verde, la curcuma il giallo, le foglie del tè il marrone e la fulligine che tappezzava l'interno delle lampade accese il nero. Anche altri colori mi attiravano, per esempio quelli che vedevo nei mercati e li combinavo nella mia testa per creare nuove tinte che mi piacevano. Da principio disegnavo scene ispirate alla mitologia indù, come il dio del sole, krishna, divinità di volta in volta maschili e femminili. Ho imparato anche a riprodurre i disegni tradizionali come lo stagno di loto e il khobar, il famoso motivo che si dipinge nella camera nuziale. Il mio lavoro fu rapidamente notato, e uno dei miei disegni, Il pesce giallo, fu scelto per apparire in un'opera dedicata all'arte di Mithila. Poi ho cominciato ad allontanarmi dai miti e dai soggetti convenzionali, volevo seguire il mio istinto creativo e testimoniare come ogni artista il mio ambiente, l'epoca e il luogo in cui vivevo. Questo non significava rompere con la tradizione ma semplicemente dare libero corso alla mia immaginazione. L'utilizzo della pittura acrilica mi permetteva di lavorare con colori nuovi ed è durante questa fase sperimentale che mi sono messo a disegnare l'ambiente acquatico. Ho disegnato motivi tradizionali, come il pesce, il fiore di loto, la tartaruga, ma con i miei colori e secondo la mia ispirazione. Rambharos Jha, Vite d'acqua. Bestiario del Gange, Salani Editore, Milano, 2011 © tutti i diritti riservati
Coccodrilli che inseguono lanterne, aironi bianchi che si avventurano nel torrente tempestoso, villaggi profumati di gamberi e granchi, gracidio di rane come suono di tamburo, cavallucci lanciati al galoppo quando il vento piega gli alti giunchi, piccoli serpenti che spaventano elefanti... È il mondo del Gange, microcosmo di equilibrio assoluto che racchiude lo spirito dell’India.
I libri di Tara Books, nella maggior parte stampati su carta seta prodotta a mano con una tecnica artigianale e artistica straordinaria, offrono al lettore una vera esperienza polisensoriale fatta di emozioni, visioni, odori, sensazioni che provocano forti e singolari suggestioni. Per questo, per chi ancora non li conoscesse, metto qui la bibliografia dei titoli indiani che potete trovare nei cataloghi dei nostri editori:
Rambharos Jha, Vite d'acqua. Bestiario del Gange, Salani Editore, Milano, 2011
Anushka Ravishankar, Adoro i gatti, Salani Editore, Milano, 2010
Gita Wolf/Hengadi Ramesh/Dhadpe Shantaram, Cosa fanno i Warli?, L'Ippocampo, Milano, 2010
Gita Wolf/Sirish Rao/Shyman Bhajju, Il volo della sirenetta, Donzelli Editore, Roma, 2009
Shyam Bhajju/Urveti Ram S./Bai Durga, La vita notturna degli alberi, Salani Editore, Milano, 2008
Anusha Ravishankar/Emanuele Scanziani, Al mercato! Al mercato, Babalibri, Milano, 2008
Raja Mohanty/Sirish Rao/Radhashyam Raut, Garuda e la ruota del destino, L'Ippocampo Edizioni, Milano, 2008
Anushka Ravishankar/Biswas Pulak, Prendete quel Coccodrillo!, Corraini Edizioni, Mantova, 2008
Anushka Ravishankar/Christiane Pieper, L'elefante non dimentica, Corraini Edizioni, Mantova, 2007
Gita Wolf/Indrapramit Roy, Il leone golosone, L'Ippocampo Edizioni, Milano, 2007
Gita Wolf/Sirish Rao, Antigone, Lapis, Roma, 2007
Shyman Bhajju/Sirish Rao/Gita Wolf, Il libro della giungla a Londra, Adelphi, Milano, 2004
Anushka Ravishankar/Biswas Pulak, Un tigre? Su un albero?, Corraini Edizioni, Mantova, 2005
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Rambharos Jha, Waterlife, Tara Books,
Chennai, India, 2010 © tutti i diritti riservati |
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Rambharos Jha, Waterlife, Tara Books,
Chennai, India, 2010 © tutti i diritti riservati |
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Rambharos Jha, Waterlife, Tara Books,
Chennai, India, 2010 © tutti i diritti riservati |
SEZIONE OPERA PRIMA - VINCITORE
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Nadine R. L. Touma/Lara Assouad Khoury,
Tabati, Dar Onboz, Beirut, Lebanon, 2010
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
L’assemblaggio, splendido davvero, di motivi grafici e di strutture calligrafiche, rimanda, inevitabilmente alle grandi avanguardie che tentarono di realizzare questo stesso percorso. Si tratta di una sfida in un certo senso “perenne”, che ripercorre tante ipotesi creative dove gli Egiziani e Gutenberg fanno valere i loro diritti con piena ragione. Il libro è così compiuto e intensamente delineato da riproporre certe pagine dei futuristi, mentre tuttavia procede oltre le strettoie di quel movimento. Nuovo, vibrante, eclatante come è non c’è dubbio che possieda una fascinazione molto antica, riproponendo vecchissime quesiti su scrittura, visione, stampa, struttura del testo, valore dello sguardo. Però in senso molto specifico è un “libro per bambini”, in quanto chiede di ricominciare da capo, di tornare a quelle aurore in cui la bellezza del testo era data anche dai caratteri usati per scriverlo. Un’aurora qui nascosta nell’indissolubile legame tra frasi e composizione che fa di due testi uno solo.
Nadine R. L. Touma è la fondatrice della casa editrice Dar Onboz che con Doodles si era già aggiudicata, nel 2007, una menzione nella sezione New Horizons del BRAW. Chi l'ha conosciuta sa quale esplosione di simpatia, entusiasmo, conoscenza sprigiona Nadine quando parla di libri. Il suo sguardo sempre obliquo tra oriente e occidente è di sicuro uno dei più interessanti e più piacevoli da incrociare ogni anno nei giorni della Fiera, e non solo. Lara Assouad Khoury è una delle figure più interessanti della giovane generazione di illustratori e grafici di origine araba. Ha partecipato al primo progetto di ricerca di design della Fondazione Khatt: 'Matchmaking tipografico'. I suoi caratteri tipografici "Fresco arabo" e Tabati hanno ricevuto il riconoscimento di "Eccellenza" al The New Type Directors Hollywood Awards rispettivamente nel 2008 e nel 2011. I geroglifici e i segni delle terre d'Egitto "magnifici esempi di astrazione e simbolismo eseguito con una precisione tale da fare invidia alla tecniche proposte dalla tecnologia più avanzata", la Moschea Ibn Tulun "per la sua semplicità 'intricata' e la serenità, tranquillità e pace che si respira", il Museo d'arte islamica e i suoi tesori "dai manoscritti del Corano alle monete in Kufi in tutte le sue forme e varianti", sono i tre principali riferimenti di astrazione, minimalismo e sobrietà su cui si basa la sua arte.
Tabati è il carattere che Lara ha creato e sviluppato appositamente per due libri per bambini della Dar Onboz: Tabati e Aswat Al Abjadiyyah.
Tabati, il tipo di carattere, è iniziato con una storia scritta da Nadine R. L. Touma su una piccola palla rossa che si annoia a rimanere sempre a casa e così decide di fuggire un giorno per andare alla scoperta del mondo. La storia presenta ai giovani lettori, attraverso le avventure di questa piccola palla rossa, un mondo popolato da semplici forme geometriche e colori primari. Un cerchio potrebbe essere il sole o una ruota, un rettangolo potrebbe essere una finestra, o un bus, un triangolo un albero, un quadrato potrebbe essere una tabella o una roccia ... In un primo momento sono stata coinvolta da Nadine per illustrare la storia e progettare un libro su base costruttivista, un'idea che richiamasse l'estetica della Bauhaus. Ma non appena ho iniziato a tagliare i cerchi e quadrati di legno per fare i timbri che avrebbero dato vita alle illustrazioni mi sono resa conto che si poteva raccontare la storia con la stessa intensità con i caratteri tipografici. La sfida però che mi si presentava era ardua: fino a che punto avrei potuto incidere, lavorare, sui caratteri della lingua araba così intricati e ornamentali senza perderne la leggibilità? Volevo dimostrare a me stessa, forse prima di chiunque altro, che la scrittura araba può essere purista, minimalista e contemporanea, e non portare sempre con sé il peso della storia, del patrimonio culturale e della tradizione calligrafica, almeno non in modo così evidente. Ho voluto dimostrare a una generazione più giovane come disegnare, leggere e scrivere l'arabo possa essere un'attività giocosa, un arabo che si riferisce al mondo in cui viviamo, il mondo che ci circonda e non solo ad un tempo passato. Lara Assouad Khoury © tutti i diritti riservati
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Nadine R. L. Touma/Lara Assouad Khoury,
Tabati, Dar Onboz, Beirut, Lebanon, 2010
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Nadine R. L. Touma/Lara Assouad Khoury,
Tabati, Dar Onboz, Beirut, Lebanon, 2010
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Nadine R. L. Touma/Lara Assouad Khoury,
Tabati, Dar Onboz, Beirut, Lebanon, 2010
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SEZIONE OPERA PRIMA - MENZIONE
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Jennifer Yerkens, Drole D'Oiseau,
Èditions MeMo, Nantes, France, 2010
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Non accade certo spesso, nell’universo della visione, di incontrare una testimonianza che si possa definire davvero nuova. Sta infatti imperando il Rifacimento che condiziona un po’ tutti gli ambiti creativi. Ma questo testo trionfa, letteralmente, proprio per l’innovativa capacità di sorprendere – sempre – ogni tipo di fruitori. Le pagine esplodono, si frantumano, letteralmente risuonano di un’enfasi grafico-pittorica che le fa essere vive, vibranti, tonificanti. E ogni raffinata composizione sembra anche poter superare i limiti di una tradizione antica come la Stampa. Brevi campiture, limpide calligrafie, riconoscibili presenze, ragguagli botanici, riccioli unicamente eleganti. La vicenda narrata, del resto, volge verso l’acquisizione di una precisa eticità che si palesa interamente nello svolgimento della trama. Si può dire di essere di fronte a un Esopo nuovo che non cerca se stesso nella potenza della voce ma nell’incanto della tipografia. Certo l’interlocutore bambino, il Puer di una grande tradizione, guarda stupito questi “pezzi di bravura” che cercano di dialogare con lui.
È un piccolo libro, in brossura con rilegatura a filo, questo proposto da Editions MeMo come opera prima di Jennifer Yerkens, illustratrice e grafica americana di nascita e dall'infanzia trascorsa in Turchia, cresciuta tra pennelli, matite, forbici, frammenti di fil di ferro e pezzi di tessuto, viaggiatrice dell'Europa dell'Est e ora stanziale a Strasburgo.
Droile D'Oiseau è un racconto di apparizioni e sparizioni dall'intenso impatto visivo, un tributo alla forza dell'immagine tout court attraverso le immagini prime, la nostra e quella che vediamo riflessa negli occhi degli altri. È la storia di un uccello la cui figura appena abbozzata, essenziale ma vera e apparentemente bastante alla definizione di un'identità, sembra attendere invece di essere completata per essere vista e compresa. A tal fine, nel volgersi delle pagine, il protagonista cercherà di adornarsi con piume e foglie, di essere come tutti gli altri volatili e lo farà con esiti sorprendenti tanto che l'impegno posto nell'impresa attirerà immediatamente l'attenzione della volpe. Quello che esce dalle mani dell'autrice è un libro delicato capace però di dialogare con forza e solennità con il lettore.
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Jennifer Yerkens, Drole D'Oiseau,
Editions MeMo, Nantes, France, 2010
© tutti i diritti riservati |
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Jennifer Yerkens, Drole D'Oiseau,
Editions MeMo, Nantes, France, 2010
© tutti i diritti riservati |
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Jennifer Yerkens, Drole D'Oiseau,
Editions MeMo, Nantes, France, 2010
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SEZIONE OPERA PRIMA - MENZIONE
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Nadia Shireen, Good Little Wolf,
Jonathan Cape, London, GB, 2011
© tutti i diritti riservati |
Le motivazioni della giuria.
Una grande, ilare, carnevalizzante sfida condotta nei confronti di antichissime figure del Fiabesco. Ma anche un motivato desiderio di aggiornare, nel senso di condurre fino all’Oggi, proprio ciò che è più noto, più consolidato, più apertamente dotato di riconoscibilità. La rivisitazione parodica dell’antichissimo Lupo delle Fiabe ci chiede di rileggere Esopo pensando alla Pop Art. Ma occorre però pensare che, nell’Oceano dei Racconti, sopravvivono davvero solo quelli che si prestano a una rilettura carnevalesca. Il Lupo che riporta al Lupo delle grotte dell’Appennino è proprio questo Lupo, sgargiante e pop artistico, ludico e sornione, perfido e spassoso. Perché non ha perso davvero nulla delle prerogative del vecchio Lupo, è davvero come lui perfettamente inaffidabile, lietamente bieco. È, insomma, il protagonista vero di una letteratura per l’infanzia che cerca nuove voci ascoltando l’Antico. E l’infanzia che immaginiamo potrà amarlo perché è un ossimoro.
È un divertente scambio di ruoli, questa volta da lupo a lupo, quello che propone Nadia Shireen in questa esilarante rivisitazione del fiabesco e della favolistica classica uscita per la londinese Jonathan Cape. Il gioco è affidato a Rolf un lupo di indole decisamente buona che vive con la signora Boggins e che mai e poi mai, tra le sue domestiche attività quotidiane predilette... cuocere torte e verdure, aiutare gli amici..., vorrebbe incappare in uno di quegli orrifici lupi dei boschi di cui tanto si parla. E invece, perché le storie sono poi sempre così, sarà esattamente ciò che gli capiterà. Con l'uso di un efficace stile figurativo, fatto di luci e ombre e di studiati cambi di dimensioni importanti motori inusuali della narrazione, che a tratti però rimanda alla visione della costruzione della pagina di Oliver Jeffers e a personaggi di South Park, Nadia Shireen colloca il suo primo lavoro editoriale nell'ambito di quel salvifico humour così caro ai bambini di sempre.
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Nadia Shireen, Good Little Wolf,
Jonathan Cape, London, GB, 2011
© tutti i diritti riservati |
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Nadia Shireen, Good Little Wolf,
Jonathan Cape, London, GB, 2011
© tutti i diritti riservati |
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Nadia Shireen, Good Little Wolf,
Jonathan Cape, London, GB, 2011
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SEZIONE OPERA PRIMA - MENZIONE
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Lee, Hyeon-ju, Grimmie's White Canavas,
Sang Publishing, Seoul, Republic of Korea, 2011
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Le motivazioni della giuria
Le "tessiture" visive su cui si fonda il grande ordito grafico dell’apparato illustrativo sono una novità benissimo affrontata e padroneggiata. I "pieni" e i "vuoti", quando dialogano davvero come qui accade, rimandano ai grandi temi culturali che sono il fondamento vero del dibattito artistico novecentesco, le eleganze qui profuse sono degne di una “lettura” che tenga presente l’intera evoluzione degli stili. Ma trionfa, tuttavia , una fedeltà sconcertante al tema di fondo del fiabesco, ovvero al rapporto che stringe l’Alterità alla Quotidianità. C’è anche un bestiario esopiano rinnovato, certo molto più elegante di quello che la tradizione ci tramanda, però fedele a certi stilemi che appaiono indistruttibili. E la finestra-cavalletto che conclude il volume è un gioco visivo che suona come un cosciente manifesto programmatico. Non siamo, in realtà, altro che figure su una finestra-cavalletto: è una dolce ammonizione capace di parlare soprattutto ai bambini, perché dicano tutto agli adulti.
È un omaggio alle porte e alla finestre spalancate sul mondo della fantasia bambina, quest'opera prima che Lee, Hyeon-ju ha realizzato per la coreana Sang Publishing. Un quadro nel quadro, che mostra, svela, nasconde, offusca, che offre generosamente e in molti modi la possibilità di conoscere attraverso quello splendido organo che è l'immaginazione. I picture book nella Repubblica coreana sono usati dagli adulti, siano essi genitori o insegnanti, come insostituibile strumento educativo oltre che creativo. Questa tendenza che si è fatta sempre più forte e significativa negli ultimi anni ha permesso, ad autori ed editori, di investire e muoversi su un terreno di maggiore qualità artistica che ha conquistato un pubblico che va ben la di là di quello che si riferisce soltanto all'infanzia. I risultati di questa importante approccio nei confronti della letteratura per l'infanzia li vediamo crescere, di anno in anno, negli stand dell'editoria coreana, spesso presente tra i vincitori dei più prestigiosi premi internazionali del genere e, primo fra tutti, del BRAW.
Lo scorso anno, nel collettivo coreano della Fiera, ha fato capolino la Some Press, una casa editrice indipendente di Seoul nata nel 2007 e specializzata in libri d'artista, in zines e picture book. È stato il primo stand che ho visitato all'apertura del primo giorno. Una piccola, grande folgorazione. Ho conosciuto Cho Sunkyung, il direttore di Some, che aveva da pochi giorni registrato la sua partecipazione al collettivo e che era arrivato con la sua valigetta contenente sei piccoli magnifici libri: The blue bird, Lalala, Charms, Bone, Shadow e Far Away (andate a vederli sul sito... non potete perderveli). Il mio impegno, per tutto il periodo della fiera, fu quello di far conoscere quello splendido lavoro: portai allo stand amici, illustratori, scrittori, giornalisti e direttori della nostre testate specializzate. Ho fatto conoscere Cho a editori e editori a Cho. Ad oggi, che io sappia, non è ancora successo niente ma durante quest'ultima edizione della fiera non si parlava d'altro. Piccola soddisfazione e ancora grande speranza di vedere alcuni suoi libri pubblicati anche nel nostro Paese... magari partendo proprio dal BRAW.